Nelle intenzioni della direttrice del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, che ha aperto domenica 2 maggio la conferenza stampa indetta dal Ministero della cultura (Mic) per la presentazione della nuova arena dell’Anfiteatro Flavio, tale restituzione riannoderà il filo del tempo, consentendo al pubblico di riacquistare la visione del monumento che si aveva anticamente dallo spazio centrale, riservato ai combattimenti fra gladiatori o fra questi ultimi e le belve esotiche. Prospettiva di cui potevano beneficiare – come ha sottolineato nel corso della diretta il ministro Dario Franceschini – anche coloro che sino alla fine dell’Ottocento si recavano in viaggio a Roma. Fu proprio in quel passaggio di epoche, infatti, che nel «ventre» dell’edificio inaugurato nell’80 d.C. dall’imperatore Tito vennero intrapresi sterri finalizzati a mettere in luce i sotterranei.

LA RIMOZIONE DEL LIVELLO di calpestio si concluse negli anni Trenta del XX secolo, svelando la complessità della macchina scenica costruita da Domiziano e consegnando alla posterità l’immagine del Colosseo nella sua rovinosa e al contempo grandiosa «nudità». Da allora, nessuna delle proposte di ricostruzione dell’arena (1895, 1932, 1949) ha incontrato il favore delle istituzioni. Solo la copertura lignea realizzata per il Giubileo del 1950 ha fornito un’idea effimera dell’aspetto originario del monumento, seguita dalla riproposizione di un settore dell’arena (e della cavea) per la mostra L’economia tra le due guerre del 1985 a cura dell’Ipsoa, operazione ripetutasi nel 2000 – per intervento della Soprintendenza archeologica di Roma e di uno sponsor privato – con il ripristino di una porzione del piano pavimentale, tuttora fruibile in corrispondenza dello spicchio orientale dell’anfiteatro, per complessivi 650 mq. Con la conclusione del procedimento di gara avviato il 22 dicembre scorso dalla centrale di committenza Invitalia, il progetto per la costruzione integrale della nuova arena di 3mila mq si avvia alla fase operativa, che dovrebbe concretizzarsi entro il 2023 con un costo residuo di 15 milioni lordi di euro. Su undici partecipanti, una commissione pluridisciplinare ha scelto il raggruppamento formato da Milan Ingegneria Spa con l’architetto esperto di conservazione dei beni monumentali Fabio Fumagalli, lo studio di progettazione Labics srl, le società Croma e Consilium e la consulenza scientifica dell’ingegnere dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma Heinz Beste. «Le murature originariamente supportavano un piano di legno dove avvenivano gli spettacoli, per questo motivo abbiamo scelto di impostare il nuovo piano dell’arena alla quota originaria di età Flavia.

QUESTO RENDE POSSIBILE la completa integrazione sia formale che funzionale del nuovo piano», ha affermato il soggetto mandatario Massimiliano Milan, il quale ha tenuto a dichiarare che la nuova struttura risponde appieno alle linee di indirizzo messe a punto dalla squadra interna al Parco archeologico del Colosseo (coordinata dall’architetta Cristina Collettini), avendo per obiettivo principale la tutela del monumento e degli spazi ipogei. Il piano di calpestio, come meglio dettagliato in un video da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori di Labics, sarà costituito da pannelli mobili dall’alto contenuto tecnologico. Questi infatti saranno realizzati in protruso di carbonio e rivestiti in legno di Accoya, materiale che si ottiene con l’acetilazione delle fibre del legno per aumentarne resistenza e durabilità. I legni proverranno da colture sostenibili.

LA ROTAZIONE E LA TRASLAZIONE delle lamelle permetterà l’apertura sulle strutture ipogee e garantirà la ventilazione e l’illuminazione naturale. Ventiquattro unità di ventilazione meccanica, distribuite lungo il perimetro dell’arena, controlleranno la temperatura e l’umidità degli ambienti ipogei, permettendo – in soli trenta minuti – il ricambio completo dell’intero volume d’aria. Il piano dell’arena proteggerà il livello sottostante dagli agenti atmosferici e il carico idrico verrà notevolmente ridotto grazie a un impianto di recupero dell’acqua piovana, che convoglierà la acque nei servizi igienici del monumento. Per garantire il controllo di temperatura e umidità sarà installato un sistema di monitoraggio continuo, che lavorerà in sinergia con l’apertura delle lamelle. Milan ha poi precisato che «la nuova struttura verrà installata senza ancoraggi meccanici profondi e sarà fisicamente e chimicamente isolata dalle murature esistenti. Fisicamente per impedire alle forze orizzontali del sisma e alle forze dinamiche del calpestio delle persone di trasmettere questa forza alle murature». L’architetto Fumagalli (non presente alla conferenza stampa), spiega inoltre in un video pubblicato sul sito del MiC che l’impalcato sarà posto alla stessa quota delle travi che lo sostengono. Queste saranno poggiate direttamente sulle murature antiche, senza ancoraggi meccanici, proiettando i corridoi ipogei in superficie, in modo che dalla cavea possano riconoscersi le strutture sottostanti al piano d’uso.

Allo stato attuale della conoscenza del progetto non è chiaro, tuttavia, come e quanto la struttura portante andrà a incidere sui muri d’origine, la cui fragilità è stata illustrata da Rossella Rea – direttrice del Colosseo fino al 2017 – in un lungo e dettagliato articolo apparso su Left del 19 marzo, né come i carichi verranno distribuiti sui pilastri in blocchi di tufo. Non è stato inoltre illustrato come si intende colmare (o livellare?) la differenza di quota con le murature costruite in epoche successive per rinforzare gli alti piloni di tufo. Sarebbe stato auspicabile che venisse anche reso noto in che modo la nuova struttura tecnologica si coniugherà con la fruizione di un monumento che nel 2019 è arrivato ad accogliere 25mila visitatori al giorno (7,5 milioni l’anno). Dal rendering sembra di capire che l’arena sarà accessibile al pubblico solo quando completamente chiusa sebbene non sia stato specificato quante persone potranno occuparla contemporaneamente né quali sono i carichi che graveranno sulla pavimentazione nel caso del suo utilizzo per spettacoli ed eventi.

ALTRE DOMANDE che sorgono spontanee sono: la visione dei sotterranei dalle gallerie sarà occasionale? In che modo i meccanismi che determinano l’apertura delle lamelle, le unità di ventilazione e il sistema di riciclo dell’acqua piovana incideranno sulla fruizione dei sotterranei che, con tutta evidenza, andranno a ingombrare? Nel clima di trionfalismo che ha accompagnato l’annuncio del progetto vincitore del bando, niente è stato detto neppure sui costi – presumibilmente altissimi – della manutenzione né sull’eventuale assunzione di personale specializzato per il funzionamento quotidiano della nuova macchina scenografica. E mentre il ministro Franceschini non nasconde che eventi di portata internazionale (a partire dal G20 della cultura che però si svolgerà in luglio nella porzione di arena oggi esistente e che andrà successivamente smontata) segneranno il futuro del Colosseo risarcito della sua arena per spettacoli, la comunità dei cittadini resta ancora una volta esclusa dal discorso culturale, come se l’icona dell’Italia nel mondo fosse solo un brand al servizio della politica e del turismo di massa.