Tramite una fitta rete di relazioni ad alti livelli una super loggia massonica avrebbe ricevuto informazioni riservate coperte dal segreto istruttorio e agito attraverso scambi di favori alimentando bacini elettorali funzionali a raggiungere posti di potere con lo scopo di mettere le mani su incarichi e ruoli anche istituzionali oltre ad ottenere per amici e parenti indennità di invalidità e accompagnamento non dovute. A farne parte politici, commercialisti, imprenditori, funzionari pubblici e agenti di polizia. Cuore della consorteria segreta Castelvetrano, la città del boss latitante Matteo Messina Denaro, governata da due anni da un commissario prefettizio dopo lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose deciso dall’ex capo del Viminale Marco Minniti. A svelare l’esistenza della loggia è l’inchiesta ‘Artemia’ della Procura di Trapani che ha portato all’arresto di 27 persone, altre dieci sono indagate.

Tra i nomi illustri spicca quello di Francesco Cascio, ex vice governatore ai tempi di Cuffaro ed ex presidente dell’Assemblea regionale, già assolto in un processo per corruzione: il politico è finito ai domiciliari per favoreggiamento semplice perché, secondo l’accusa avrebbe rivelato l’esistenza dell’indagine e di intercettazioni a Giovanni Lo Sciuto, suo ex collega nel Ncd, il partito dell’ex ministro Angelino Alfano e di cui Cascio fu fedelissimo in Sicilia, prima di rientrare in Forza Italia dopo lo scioglimento della creatura politica. Cascio a sua volta avrebbe appreso le notizie riservate dalla segreteria tecnica dell’ex ministro Alfano.

Per i carabinieri, che hanno svolto le indagini, tra gli obiettivi della loggia segreta ci sarebbe stato quello di orientare le scelte del comune di Castelvetrano, pilotare nomine e finanziamenti a livello regionale. Svariati i reati contestati ai tanti indagati: corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere segreta finalizzata a interferire con la pubblica amministrazione.

Parte dell’indagine riguarda assegni di invalidità assegnati a una settantina di persone che non avrebbero potuto percepirli perché sprovvisti dei requisiti: la mente sarebbe stata l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, con un passato nel Mpa e poi in Ncd e ora in Forza Italia, con la quale fallì l’ultima elezione. Per gli investigatori Lo Sciuto avrebbe creato uno accordo corruttivo con Rosario Orlando – già responsabile del centro medico legale dell’Inps – ottenendo la concessione di numerose pensioni di invalidità per i suoi elettori. Il medico sarebbe stato corrotto attraverso regali e altri vantaggi, anche attraverso l’intercessione con l’ex Rettore Roberto Lagalla, attuale assessore all’Istruzione nel governo di Nello Musumeci: Lagalla ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di avere aggiudicato una borsa di studio all’università di Palermo proprio in favore della figlia del medico dell’Inps.

Attraverso “uno stabile accordo corruttivo” inoltre Lo Sciuto avrebbe fatto ottenere finanziamenti all’Anfe, in cambio il presidente dell’ente Paolo Genco avrebbe fatto assumere persone segnalate dal politico, oltre a dargli appoggio elettorale e finanziario. Farebbero parte della consorteria anche il massone Giuseppe Berlino, l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante Jr., l’ex vice sindaco Vincenzo Chiofalo, il commercialista massone Gaspare Magro. Nell’inchiesta sono finiti pure tre poliziotti: Salvatore Passanante, ispettore in servizio nel commissariato di Castelvetrano; Salvatore Virgilio, assistente capo nella sezione di Trapani della direzione investigativa antimafia, e Salvatore Giacobbe, assistente capo alla questura di Palermo.

Passanante e Virgilio avrebbero rivelato notizie riservate di attività di indagine; in cambio avrebbero ottenuto, tramite Giovanni Lo Sciuto e Paolo Genco, l’assunzione delle mogli all’Anfe. Virgilio avrebbe effettuato anche delle bonifiche in un appartamento, mentre Giacobbe, in cambio delle informazioni riservate, avrebbe ottenuto una corsia preferenziale per l’accreditamento della “cooperativa Omega” alla Regione Siciliana quale centro di accoglienza di minori migranti: la moglie era presidente del consiglio di amministrazione e il suocero poliziotto della coop.