«Una legge sulle unioni civili colmerebbe un ritardo dell’Italia nei confronti del resto dell’Europa, ma metterebbe finalmente fine anche a uno scontro ideologico che dura da decenni. Come Scelta civica non possiamo che essere d’accordo: il nostro essere europei passa anche da qui». Quando si parla di temi etici e diritti civili, il senatore Benedetto Della Vedova ha sempre preferito seguire le indicazioni della sua coscienza abbandonando gli schemi di partito e l’ abituale contrapposizione destra- sinistra. Un comportamento che conferma anche oggi che l’equiparazione tra coppie etero e omosessuali fa finalmente parte dell’agenda politica. «Con una premessa», sottolinea. «Come Scelta civica non abbiamo inserito il tema delle unioni civili tra le nostre priorità per il patto di governo, che invece sono fisco, lavoro e liberalizzazioni. Ma se lo faranno altri noi non saremo contrari».

Tutta Scelta civica è d’accordo?

Sì, oggi sì. E comunque anche nel caso in cui le unioni civili non dovessero rientrare nel patto di maggioranza, è chiaro che il parlamento dovrà occuparsene con proposte di legge in merito. Come del resto sta già facendo: per quanto riguarda la Camera credo che ce ne sia una con prima firmataria l’onorevole Irene Tinagli mentre al Senato ce ne sono diverse, una delle quali sottoscritta anche dalla senatrice Lanzillotta.

Quale modello sceglierebbe per le unioni civili?

Quando Matteo Renzi evoca la partnership tedesca per me va bene, sarebbe un risultato importane di civiltà. Sono d’accordo da sempre per il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali che oggi sono peraltro un elemento della società, non le inventerebbe certo la legge. E sono ormai pienamente accettate. Il ritardo è del legislatore non della società.

Una legge in questo senso ci metterebbe alla pari con il resto dell’Europa.

Ci allineerebbe a uno standard europeo, ma anche alla Corte costituzionale italiana che si è pronunciata individuando la necessità di riconoscere a queste formazioni sociali una pienezza di diritti. Il problema è che in Italia la discussione è sempre stata ideologica e ha contrapposto una difesa della famiglia tradizionale a un ampliamento delle fattispecie di unioni regolari riconosciute giuridicamente. L’opposto di quanto accadeva negli altri Paesi, dove non solo non c’è stata una guerra ideologica contro le unioni omosessuali, ma nel frattempo si è sviluppata una politica di sostegno alle famiglie e alla genitorialità. In Europa le scelte sono molto più pragmatiche e meno ideologiche.

Estenderebbe la parità di diritti fino alla possibilità di adottare un bambino?

Credo che realisticamente in questa legislatura ci si possa porre come obiettivo il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, senza arrivare ad affrontare le adozioni, che non solo in Italia sono un punto controverso.

 

Ritiene che il tema dei diritti civili possa mettere a rischio la maggioranza?

Penso proprio di no. Noi abbiamo posto altre priorità per il sostegno, ma posso capire che qualcuno possa obiettare che su questi temi non si costruisce la maggioranza di governo. Troverei però non accettabili e sbagliati diktat del tipo: non solo non si va avanti come maggioranza ma non se ne discute nemmeno in parlamento. Perfino dentro Forza Italia su questo tema ci sono aperture.

Renzi ha posto anche il problema di cambiare la legge sull’immigrazione.

Anche su questo punto come Scelta civica siano d’accordo, tanto che avevamo sottoscritto il referendum dei radicali. Siamo favorevoli alla revisione della Bossi-Fini a partire dall’abolizione del reato di immigrazione clandestina. Certo in parlamento su questo tema la vedo più difficile rispetto alle unioni civili, anche per le posizioni contraddittorie di Forza Italia.