Carla Nespolo, prima donna presidente dell’Anpi; e prima a capo dell’Associazione dei partigiani italiani a non esser stata partigiana. Ma solo nel senso che alla Resistenza ’43 -’45 non aveva potuto partecipare, perché troppo giovane, all’epoca era appena venuta al mondo. Cresciuta, però, in una di quelle parti d’Italia in cui partigiani erano tutti, armati o non armati – il Piemonte – un luogo dove si era andata formando.

Coinvolgente, quella “società partigiana” senza la quale non sarebbe stato possibile ai reparti militari sconfiggere il potente esercito nazista. Carla quella società si era impegnata a tenerla in vita, a ricostruirla con le generazioni più giovani, per far loro capire che senza un contesto di quel tipo nessun progetto di cambiamento avrebbe potuto esser vincente. Per questo non voglio neppure dire che Carla Nespolo è la prima presidente Anpi non-partigiana. Carla è stata una grande partigiana, dell’epoca presente, che ha bisogno come del pane di una società partigiana. La Resistenza non è solo memoria, è, deve essere, produzione di un presente che le somigli. Esperienza su cui riflettere per l’oggi.

L’ho incontrata per l’ultima volta poco prima dell’arrivo di Covid. Abbiamo cenato insieme ad Alessandria dopo aver partecipato alla presentazione dell’ultimo libro di Mattia Gampilonghi – Controllo operaio e transizione al socialismo, l’esperienza consiliare – che il suo volume precedente l’aveva dedicato a Lucio Magri e al suo contributo alla riflessione su questo argomento.

Carla aveva il capo avvolto nel triste turbante che ti avverte che sei con qualcuno che sta lottando contro una brutta malattia. Ma era vitale e allegra, come sempre. E’ stata una bella serata, il cibo magnifico di quella terra piemontese, a tavola con noi tutti quelli che a Alessandria si occupano di storia – della nostra storia – e sono tanti: innanzitutto la Fondazione Longo, preziosa anche perché porta il nome di un grande compagno che oggi si ricorda troppo poco; l’ottimo Istituto per la storia della Resistenza e contemporanea; le molteplici iniziative di Laurana Lajolo, figlia di Davide.

Poi il lock down, durante il quale con Carla ci siamo però parlate moltissimo, per via degli impegni per il 25 aprile, le tantissime celebrazioni digitali che si sono tenute in tutta Italia nonostante i virus.

Era da qualche anno che l’avevo ritrovata. Perché dai tempi in cui era nella Commissione femminile del Pci, poi deputata – quando le occasioni di incontro erano molte – ci eravamo viste poco. L’ho “riscoperta” andando in giro per l’Italia e trovando in tanti posti iniziative su temi attualissimi promosse proprio dalle locali associazioni Anpi. Quasi sempre animate da donne, in genere appena andate in pensione, ma ancora giovani, le sessantenni dotate di tempo e esperienza politica che spesso non trovano più come spendere bene la propria energia ancora disponibile. Carla aveva capito che si trattava di un patrimonio da riportare in campo. Oltre ai giovani, naturalmente, che hanno cominciato a iscriversi all’Anpi, un’idea che per tanti anni non era venuta in mente a chi pensava non potessero nemmeno farlo non essendo stati partigiani.

Abbiamo parlato molto, proprio durante il confinamento imposto dalla pandemia, di quanto importante era fare una grande campagna politica per il tesseramento. Io mi ero offerta di aiutarla e abbiamo fatto molti piani ( che certamente i successori porteranno avanti). Purtroppo il male ha camminato più in fretta di quanto tutti ci aspettassimo e a un certo momento è stato più difficile telefonarsi, era troppo faticoso per lei. Ma ha cercato di farcela fino alla fine. Impegniamoci tutti, ora, all’obiettivo che lei voleva raggiungere e che sono convinta sia possibile raggiungere se ci impegniamo tutti: portare un milione di nuovi millennials ad iscriversi all’Anpi.

Sarebbe un risultato simbolicamente importantissimo. Ma anche concreto, tante cose da fare in nome della Resistenza, che ci insegna innanzitutto che si può ottenere anche l’impossibile. Non era forse impensabile nel ’43 che un’impresa iniziata con disarmate bande di ragazzi andati in montagna, senza poteri che dessero loro copertura, ce l’avrebbero fatta a dar vita a una repubblica dotata di ua Costituzione come la nostra? Non è un caso se in questi anni di continui attentati a quella carta fondamentale l’Anpi sia stata sempre schierata con chi li tentava.

Un milione di millennials nell’Anpi, dunque. Farcela sarebbe il modo migliore per ricordarla. (Anche se, purtroppo, non aiuta ad attenuare la tristezza della sua perdita, che io sento molto pesante.. .).