La Transatlantic Trade and Investment Partnership rappresenterà la più grande area di libero scambio del pianeta in termini di valore, rappresentando oltre il 50% del Prodotto interno lordo mondiale. Quanto sia alta la posta in gioco è espresso dalla lettera congiunta che Sharan Burrow, segretario generale dell’Ituc; Bernadette Segol, segretaria generale di Etuc; e Richard Trumka, presidente di Afl-Cio, hanno inviato a nome dei sindacati globali nel dicembre scorso alla Commissione Europea e all’Us Trade Representative per sottolineare il rischio che i sistemi sanitari e i diritti dei pazienti possano sottostare alle leggi di mercato e a un’eccessiva tutela degli investitori.

Una lettera che è seguita al posizionamento di oltre cento organizzazioni non governative e movimenti sociali di tutto il mondo, dove veniva sottolineato come le lobby industriali, tra cui il Transtlantic Business Council, stiano spingendo verso un’armonizzazione degli standard, e un’integrazione dei mercati, in modo per nulla trasparente e intelligibile da parte e cittadini e società civile.

Sono molte le piattaforme e i coordinamenti nazionali che stanno nascendo per opporsi al trattato. In Francia, patria dell’opposizione e dell’affossamento dell’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, molti collettivi e comitati già coinvolti contro l’estrazione dello Shale gas e le grandi infrastrutture si stanno coordinando per mobilitare il Paese contro il trattato. Sono decine gli incontri pubblici, le mobilitazioni locali che fanno da tessuto connettivo di una mobilitazione che si rafforza giorno dopo giorno.

Non si contano ormai le centinaia di realtà che sono direttamente o indirettamente coinvolte nella mobilitazione: il primo appuntamento europeo si è svolto a Bruxelles il 12 e 13 dicembre 2013, dove oltre sessanta gruppi della società civile europea hanno delineato la strategia dei prossimi mesi. I livelli di azione saranno molteplici: l’asse istituzionale, che vede le prossime elezioni europee come un buon campo di battaglia su cui intervenire, per chiedere una chiara presa di posizione ai candidati e per lanciare una campagna di pressione sul nuovo Parlamento. Un’azione di lobbying che non sostituirà le mobilitazioni territoriali, che vedranno iniziative delocalizzate nei vari Paesi, un vero e proprio Global day of action contro il Ttip che coinvolgerà tutte le piattaforme territoriali.

In Italia sono cominciati i primi passi della Campagna sul trattato, con un primo incontro il 5 gennaio scorso promosso da Comune-Info, Fairwatch, Scup e l’ex Colorificio liberato di Pisa, e che ha visto adesioni da parte di diverse realtà tra cui Sbilanciamoci.info, Attac Italia, Altramente, Associazione Botteghe del Mondo e la Fondazione Banca Etica. Un primo passo in vista della prossima assemblea allargata che potrebbe svolgersi nei primi giorni di febbraio a Roma.