Un cavallo sdoppiato è il simbolo della 19a edizione di Danae Festival, articolata a Milano in numerosi spazi della città fino al 12 novembre. Un programma ricco di novità con approfondimenti come la Swiss Contemporary Dance Factory, proposta dal festival in collaborazione con il DiDstudio di Ariella Vidach e Claudio Prati e il sostegno di Pro Helvetia e Istituto Svizzero.
È da qui che ha preso il via settimana scorsa Danae, con la presentazione in prima nazionale di iFeel4 di Marco Berrettini. Campione nazionale di disco-dance all’età di 15 anni, una formazione alle spalle a Londra e nella Folkwangschulen di Essen con Pina Bausch, Berrettini, classe 1963, è oggi un artista dal segno solare e corrosivo. Il suo iFeel4, in scena all’Out Off, ne è un esempio.

Il pubblico è seduto in terra in palcoscenico, sipario teso a chiudere in un rettangolo il luogo dell’azione. In scena, sopra due tavoli posizionati al centro, ci sono su uno lo stesso Berrettini, sull’altro il musicista Samuel Pajand che accompagna il lavoro suonando un pianoforte a coda amplificato. Il verbo «accompagnare» non è però perfettamente calzante: lo spettacolo è un intreccio ipnotico tra musica, danza, canto, generazioni degli interpreti, in cui la musica ha lo stesso peso della danza.

Berrettini, da parte sua, gira su se stesso per un’ora e venti con un’energia battente, esplosiva: un tentativo – dice – di sufi-disco dance che il pubblico legge come gioioso movimento di trance. Un girare nel quale gli occhi di Berrettini incrociano quelli del pubblico: ed è un invito alla partecipazione. Berrettini e Pajan firmano la loro Summer Music, il brano più trascinante e centrale del lavoro, ma tutta la musica viene vissuta come un concerto di danza e canzoni, alcune originali altre che prendono le parole da Jung, Rainer Maria Rilke, dal musical Les Misérables, dal film Her. A cantarle sono Pajand e tre favolose bambine che, sorprendendoci, si alzano dal pubblico e diventano il tramite tra noi e ciò che avviene sui due tavoli e intorno a essi.

Nella presentazione dello spettacolo i temi d’ispirazione sono tutto fuorché semplici: ci si interroga sulla capacità di sopravvivenza dell’uomo, sulla genetica dell’ambiente, sulla nostra vita spirituale, sull’implosione sociale… Ma al di là di tutto ciò, anche senza saper nulla delle motivazioni del lavoro, le tre generazioni intrecciate di danzatore, voci bianche, compositore e voce adulta, creano un respiro comune sul movimento della vita, ed è un movimento piacevolmente condiviso che ci mette in relazione d’ascolto con noi stessi e gli altri.