È cominciato il primo viaggio internazionale di papa Francesco che è atterrato ieri – alle 16 ora locale, alle 21 ora italiana – all’aeroporto Galeão/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janiero, in Brasile, dove parteciperà alla tradizionale Giornata mondiale della gioventù, l’happening di massa dei giovani cattolici di tutto il mondo.
Che il primo papa latinoamericano faccia il suo primo viaggio fuori dell’Italia proprio in America meridionale – sebbene in Brasile, non nella «sua» Argentina – è solo una coincidenza: la Giornata mondiale della gioventù era stata fissata a Rio da più di due anni. Che tocchi proprio a Bergoglio guidarla è un caso, che tuttavia contribuisce a rendere il viaggio particolarmente significativo.

Alla partenza dall’aeroporto romano di Fiumicino – dove c’era anche il premier Letta – come già in altre occasioni in questi quattro mesi di pontificato, Bergoglio si è caratterizzato all’insegna della ordinarietà, salendo la scaletta dell’Airbus A330 Alitalia – «volo pagato dal Vaticano», fanno sapere dalla compagnia – che lo avrebbe portato a Rio portando con sé un piccolo bagaglio a mano, come un qualsiasi passeggero. Un’immagine che ovviamente, al pari di molte altre – dal conto dell’albergo pagato il giorno dopo essere stato eletto pontefice, all’uso delle utilitarie invece delle berline papali – ha conquistato le prime pagine sui media di tutto il mondo. Sarebbe stata una non notizia se anche i suoi predecessori – Wojtyla e Ratzinger – avessero adottato uno stile più sobrio. Invece, vista la solennità e il trionfalismo che ha contraddistinto i loro pontificati, anche una borsa nera «buca». Se poi quella di Bergoglio sia solo strategia mediatica o reale volontà di trasformare e alleggerire la Chiesa e le sue strutture saranno i prossimi mesi a dimostrarlo.

Sul volo – oltre al personale vaticano c’erano una settantina di giornalisti di vari Paesi – papa Francesco ha rivolto parole di attenzione ai giovani, in particolare all’emergenza lavoro: «Abbiamo il rischio di avere una generazione che non ha lavoro», mentre è dal lavoro che viene «la dignità della persona». E il bagno di folla con i giovani – in questo del tutto simile alle altre Giornate mondiali della gioventù – ci sarà dal 25 fino al 28: ne sono attesi due milioni, per lo più latinoamericani, che parteciperanno ad una via crucis (venerdì), ad una veglia (sabato) e alla messa finale (domenica).

Saranno questi gli eventi centrali di un programma fitto e con qualche nota alternativa: mercoledì, ad Aparecida, è prevista la visita ad una comunità di recupero per alcolisti e tossicodipendenti; giovedì un giro nella favela di Varginha, a Rio; venerdì l’incontro con i detenuti. Meno alternativa, e anzi piuttosto controversa, la decisione – come fece anche Ratzinger – di concedere l’indulgenza plenaria a tutti i partecipanti, purché ottemperino «alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera, con il proposito di filiale sottomissione al romano pontefice», e «partecipino alle sacre funzioni». Al di là dell’insistenza nella pratica medievale dell’indulgenza – che del resto conferma la fedeltà di Bergoglio al magistero tradizionale –, si tratta di un atto che non facilita il dialogo con il mondo protestante, che si separò da Roma anche per questo motivo.