Uno sterminio di migliaia di civili lucidamente pianificato a tavolino da militari criminali. L’orrore infinito delle vittime negli anni della dittatura argentina, dal 1976 al 1983. Un paese trasformato in enorme campo di concentramento dove studenti, professori, peronisti, sindacalisti vengono eliminati – senza prove e senza processo – per le idee che professano e diffondono. Una pagina di storia che ricorda i genocidi nazisti e altri crimini contro l’umanità ripercorsa con dichiarazioni, dati, confessioni e uno stile essenziale nel libro Una generazione scomparsa. I mondiali in Argentina del 1978, scritto da Daniele Biacchessi (Jaca Book, pp. 130, euro 14) che diventerà nei prossimi mesi anche un film, coi disegni in ldp (live digital painting) di Giulio Peranzoni, finanziato col crowdfunding.

AIUTATO dalla sentenza del processo italiano contro gli aguzzini di tre connazionali, Biacchessi mette in fila i casi di tante persone «illegalmente sequestrate, clandestinamente detenute, torturate e poi uccise», dalla notte delle matite spezzate (contro gli studenti delle scuole superiori) alla squadra di rugby di La Plata, atti precisi e puntuali, sulla base del rapporto «Nunca Mas», scritto dalla Comision Nacional sobre la Desaparicion de Personas, insediata dal governo Alfonsin nel 1984.

Attraverso testimonianze viene fuori l’infamia degli ufficiali dell’Escuela de Mecanica de la Armada, l’Esma, una delle principali centrali di torture, quella incaricata dei voli della morte, la maniera per assassinare gli oppositori senza lasciare tracce. «Sono andato in cantina, dove c’erano quelli che avrebbero volato. Giù non restava nessuno. Fu loro detto che sarebbero stato trasferiti al Sud e che per questa ragione sarebbero stati vaccinati. Furono così vaccinati cioè fu loro somministrata una dose per intontirli, un sedativo. E così li si addormentava. Dopo sono stati messi su un camion della Marina, un camion verde con un telone – ricorda Alfredo Scilingo, capitano di corvetta, nel libro di Horacio Verbitsky, Il volo – Una volta che avevano perso i sensi venivano spogliati e quando il comandante, a seconda di dove si trovava l’aereo, dava l’ordine, si apriva lo sportello e venivano gettati di sotto nudi, a uno a uno», cadendo da tremila metri, il corpo e le ossa si rompevano contro quella superficie, i poveri resti venivano fagocitati dalle acque nere dell’oceano.

Si tratta di fatti acclarati eppure leggere di sequestri di bambini, atti di tortura, prigionieri incappucciati e tenuti in catene, necessità fisiologiche alla presenza di carcerieri, uccisioni insensate fa ancora oggi venire i brividi e fa capire come si ipotizzino oltre cinquantamila desaparecidos, sparizioni. E poi il «Piano Condor», l’operazione militare segreta contro oppositori residenti all’estero, ideato dalla Cia per sostenere le dittature «amiche» nell’America del sud.

IL CAMPIONATO DI CALCIO del 1978 diventa il mondiale della vergogna, con la giunta militare che vuole offrire lo spettacolo di un paese ordinato e tranquillo, con la nazionale albiceleste che batterà in finale l’Olanda per 3-1 e il capitano Passarella col trofeo in tribuna mentre Mario Kempes si rifiuterà di stringere la mano, lorda di sangue innocente, del generale Videla.

A poche centinaia di metri dallo Estadio Monumental, anche gli ufficiali e i soldati dell’Esma festeggiano, esultando e abbracciando le loro vittime agonizzanti. Anche le Madri di Plaza de Mayo, il gruppo di donne che staziona davanti alla residenza presidenziale per chiedere notizie dei propri figli scomparsi, saranno vittime di agguati e uccisioni con membra senza vita ritrovati nelle insenature atlantiche. C’è poi l’ultimo colpo di coda dei militari, la guerra delle Falkland/Malvinas, perduta in pochi giorni, nel 1982, contro la Gran Bretagna.

La generazione scomparsa non avrà giustizia nemmeno postuma perché le commissioni d’inchiesta insediate finiscono per mandare liberi (con l’indulto o con pene lievi) l’accolita di spregevoli assassini. Solo il presidente Pertini avrà il coraggio di mandare messaggi durissimi agli ipocriti vertici argentini «io ho protestato e protesto in nome dei diritti civili e umani e in difesa della memoria di inermi creature vittime di morte orrenda. È tutta l’umanità che deve sentirsi ferita e offesa».