Diffusa con grande risalto dai tutti i giornali spagnoli, la notizia della fusione tra le agenzie letterarie di Andrew Wylie e Carmen Balcells è di quelle che non possono lasciare indifferente il mondo editoriale. I due agenti, infatti, con l’accordo firmato il 27 maggio hanno dato vita a una concentrazione del tutto inedita per quanto riguarda il loro settore, ma che è in linea con una tendenza da tempo dominante (pensiamo alla tentacolare espansione del gruppo Planeta, o al colosso nato dalla fusione Penguin/Random, che in tempi recentissimi ha assorbito quasi per intero il gruppo Alfaguara e che possiede buona parte delle principali case editrici spagnole e latinoamericane).

Si tratta, a quanto sembra, di una fusione alla pari, non di un acquisto da parte di Wylie o della sua entrata come socio nella storica agenzia barcellonese: due possibilità delle quali si era parlato nel 2010, quando Balcells – considerata la «madre» del cosiddetto «Boom» che tra gli anni Sessanta e Settanta sancì il successo internazionale di un manipolo di grandi autori latinoamericani – aveva dichiarato di essere alla ricerca di un partner o addirittura di un acquirente. All’epoca l’anziana agente aveva liquidato seccamente la questione: «Abbiamo parlato. Ma l’elegante signor Wylie ha scoperto che per lui era più economico sedurre qualche vedova che comprare la mia agenzia». Una trasparente allusione al fatto che non solo Wylie era riuscito ad accaparrarsi alcuni autori famosi come Calvino o Borges solo dopo la loro morte, ma aveva rubato un cliente ambitissimo all’agenzia Balcells, «licenziata» dalla vedova di Roberto Bolaño senza troppi complimenti. Nella dichiarazione che i due agenti hanno rilasciato dopo la firma dell’accordo, avvenuta a New York, non c’è però traccia di queste antiche ruggini, visto che entrambi hanno affermato di essersi «seguiti e ammirati reciprocamente per anni», e di sentirsi entusiasti per la recente intesa.

L’incontro con lo «Sciacallo»

Carmen Balcells porta in dote alla nuova impresa sei premi Nobel (García Márquez, Vargas Llosa,Neruda, Cela, Aleixandre e Asturias), un congruo numero di nomi eccellenti come Cortázar, Goytisolo, Vásquez Montalbán, Fuentes, Cercas, Onetti e una quantità di autori latinoamericani e spagnoli di notevole livello, anche se meno conosciuti all’estero, mentre Wylie ha nella sua client list autori come Nabokov, Pamuk, Roth, Oz, Magris, Saviano, Rushdie, Calvino, Borges, Cabrera Infante, Sabato, Bolaño, Achebe, Amis, Baricco, Bassani, McCann, Calasso. Si viene così a creare una superagenzia grazie alla quale Wylie amplia il suo raggio d’azione per quanto riguarda gli autori di lingua spagnola, nei confronti dei quali manifesta da tempo un notevole interesse (il mese scorso lo si è avvistato per la prima volta alla Fiera del Libro di Buenos Aires) e soprattutto si annette alcuni grandi nomi la cui fedeltà all’agenzia di Barcellona si è dimostrata a prova di bomba, mentre la Balcells può rivitalizzare la sua agenzia, lievemente appannata nonostante la storia gloriosa e i molti onori raccolti, e soprattutto garantirne il futuro.

La imperiosa, coriacea e astuta signora – che Montalbán chiamò «la liberatrice di noi autori» per la sua capacità di curare con pugnace rigore gli intessi dei suoi clienti, e che García Márquez chiamava la «Mamá Grande» – negli ultimi dieci ha più volte annunciato e perfino ostentato il suo ritiro, mai realmente avvenuto nonostante due collaboratori di lunga data come Gloria Gutiérrez e Javier Martín siano stati più volte indicati come successori, per essere poi spodestati dal giovane Guillem d’Efak, trentottenne manager culturale. È stato lui, nominato direttore dell’agenzia Balcells pochi mesi fa, a volare a New York per firmare l’accordo con Wylie: un accordo che molti scrittori spagnoli, subito interpellati in merito, vedono con un certo timore. Se è vero, infatti, che le due agenzie hanno sempre tenuto alla qualità e non si sono mai lanciate all’inseguimento dei best sellers più tristemente commerciali, cercando piuttosto di trasformare in bussiness una letteratura di medio, buono e a volte buonissimo livello, sono in molti a paventare una scarsa attenzione futuro per gli autori meno importanti e redditizi, quelli meno noti al mercato estero, e a prevedere un rapporto più impersonale e distante tra agente e autore.

La Balcells, oltre che per la sua abilità e il suo caratteraccio, è nota infatti anche per le relazioni amicali e calorose stabilite con i suoi autori, anche se resta celebre un suo scambio di battute con García Márquez che sembra dare risalto soprattutto all’aspetto mercantile del rapporto ( alla domanda dello scrittore colombiano: «Carmen, mi vuoi bene?», la formidabile signora ribattè: «A questa domanda non posso rispondere, visto che rappresenti il 33% del nostro fatturato»). E a testimonianza di questa intensa familiarità fra autori e agente resta lo straordinario archivio di lettere personali e manoscritti che la Balcells ha messo insieme in cinquantotto anni di attività: materiali di valore inestimabile che nel 2010 sono stati venduti al Ministero della Cultura spagnolo per tre milioni di euro, ma che resteranno inaccessibili a tutti fino alla morte della loro ex proprietaria.

Un colpo ai piccoli editori

Non c’è dubbio che lo stile di lavoro e la personalità di Wylie e di Balcells siano molto diversi, e che la convivenza non si prospetti facilissima: il primo round l’ha in qualche modo vinto l’agente catalana, rifiutandosi di vendere, costringendo l’altro alla fusione e ottenendo perfino che il suo nome preceda quello del socio (la nuova agenzia si chiamerà Balcells & Wylie). Ma si tratta probabilmente di piccole vittorie – García Márquez val bene una messa – perché si può presumere che alla fine sarà l’impostazione di Wylie a prevalere, sia per ragioni anagrafiche (l’americano, che si fregia del gentile soprannome di «Sciacallo» ha sessantasette anni, Balcells ottantatrè), sia per la maggior forza contrattuale della sua agenzia, oggi considerata la più potente e influente del mondo, e il suo maggior peso sul mercato internazionale. E c’è addirittura, in Spagna e altrove, chi parla apertamente di una vendita mascherata che consente alla Balcells di uscire di scena con l’onore delle armi. Comunque vadano le cose, c’è da temere che la notizia non sia proprio buonissima per i piccoli e medi editori, che notoriamente non sono l’interlocutore preferito di Wylie, noto per la sua capacità di imporre condizioni capestro e spuntare anticipi vertiginosi. Al tempo stesso, che si tratti di autentica fusione o di vendita mascherata, la nascita della Balcells e Wylie è una conferma del fatto che la letteratura di lingua spagnola (e quella latinoamericana in particolare) raccoglie consensi e attenzione sempre maggiori, e che la crescita di un pubblico di lettori ispanoparlanti, nell’America del Sud come negli Stati Uniti, va aprendo mercati nuovi che fanno gola a molti.