Architetto, specializzato nella tutela dei beni architettonici, Osama Hamdan è nato a Silwan, quartiere palestinese ai piedi della città vecchia di Gerusalemme, da anni al centro di incessanti progetti di «sviluppo turistico» gestiti dalla destra religiosa israeliana. «Ci mancava solo la funivia, avrà con un impatto visivo e sociale molto forte», ci dice Hamdan con voce colma di amarezza a proposito del piano, appena approvato dalle autorità israeliane, per la costruzione di una funivia per il trasporto di turisti e visitatori da Gerusalemme Ovest al Muro del Pianto. «Saranno issati dei piloni lungo un tragitto ad alto contenuto storico e archeologico – spiega Hamdan – e le cabine scorreranno accanto alle mura antiche della città vecchia, nell’area della Dormizione. È quasi superfluo sottolineare cosa significhi tutto ciò per una città come Gerusalemme. La funivia peraltro passerà proprio sopra le case di Silwan con conseguenze per la vita quotidiana di tante famiglie».

 

Per i palestinesi la funivia è un altro tassello della trasformazione del volto di Gerusalemme, che mira a nascondere l’occupazione e a rafforzare il controllo israeliano su tutta la città. Invece per il ministro delle finanze, Moshe Kahlon, e quello per gli affari di Gerusalemme, Zeev Elkin, si tratta di «un progetto strategico per lo sviluppo del turismo» che aiuterà a ridurre la congestione del traffico. «Passo dopo passo, stiamo trasformando una visione in una nuova realtà», ha commentato Elkin, confermando così la lettura palestinese del progetto, presentato dal governo Netanyahu come una «priorità nazionale» per renderne più rapida l’approvazione e l’attuazione. La funivia, che sarà dotata di 73 cabine, traghetterà fino a 3.000 persone all’ora per circa 1,4 km in entrambe le direzioni. Il percorso nella prima fase andrà dalla vecchia stazione ferroviaria fino al Monte Sion e da lì al Centro Kedem, ossia al sito archeologico (altamente politicizzato) della cosiddetta “Città di Davide” all’ingresso di Silwan. A lungo termine prevederà stazioni più in basso alla piscina Siloam, quindi nel rione palestinese di Wadi Hilweh, e pare anche al Monte degli Ulivi.

 

Gerusalemme diventa sempre di più una «Disneyland biblica» all’interno di progetto palesemente politico. Lo dicono esperti, architetti, studiosi della città tra i quali la storica dell’arte italiana Francesca Merz, che di recente ha pubblicato approfondimenti sulla “turistizzazione” a tappe forzate della Città Santa. «Gli israeliani intendono ampliare ancora di più il Centro Kedem – ci dice Merz – e in correlazione con la funivia vorrebbero che il turismo di massa passi obbligatoriamente di lì e si diriga verso la città vecchia dopo l’acquisto di un biglietto. In questo modo anche la narrazione sarebbe completamente veicolata dal Centro Kedem».

 

L’importanza di questo centro, gestito dai coloni israeliani, anche nel progetto della funivia prova la crescente rilevanza dei movimenti e dei partiti sionisti religiosi in un settore come quello turistico fondamentale per l’economia israeliana e per la narrazione della Terra santa. Ne è una rappresentazione compiuta proprio la “Città di Davide”, dove il racconto biblico di Re Davide viene presentato al turista, locale e straniero, come autentico, storico, quindi come una evidenza della legittimità dell’Israele contemporaneo, e sono intenzionalmente ignorate le opinioni contrarie espresse da stimati archeologi e storici, anche israeliani.

 

La funivia ha suscitato proteste anche in Israele. Non pochi denunciano che deturperà lo skyline della Città vecchia e, nel tentativo di bloccarla, presenteranno una petizione alla Corte suprema. «Il piano è stato elaborato dal Comitato nazionale per le infrastrutture e la sua approvazione non è avvenuta attraverso i consueti comitati di pianificazione», denuncia l’archeologo Yonatan Mizrachi, «Il governo Netanyahu – aggiunge – non è stato in grado di approvare fondi per i disabili e per la sanità ma ha assegnato un budget di 220 milioni di shekel (circa 55 milioni di euro) per un’impresa turistica. Occorre prevenire l’impatto distruttivo della funivia sul paesaggio e sulla fragile situazione politica di Gerusalemme».