La stretta di mano rifiutata al dittatore, la scelta di devolvere una parte dello stipendio alla formazione politica in cui si militava, la ricerca di compagni di squadra torturati dagli aguzzini fascisti, la presa di posizione contro Franco, Videla, Pinochet, Salazar, la dichiarazione pubblica a favore dei minatori in lotta, sono piccoli gesti dal grande significato politico, che alcuni calciatori hanno pagato. Altri beniamini del pubblico e perciò “intoccabili” hanno sfruttato la condizione di privilegio per parlare, denunciare, sfidare i dittatori fantocci, che utilizzavano il calcio per dimostrare che il loro era un paese normale e che i giocatori erano dalla parte del regime. Quique Peinado, scrittore e giornalista sportivo spagnolo, ha ricostruito su scala internazionale l’insieme di questi frammenti, raccolti in Calciatori di sinistra. Da Socrates a Lucarelli, quando la politica entra in campo (Isbn euro 21). Racconta storie vere, attraverso le quali fornisce il termometro della ferocia delle dittature dell’America Latina nella seconda metà del Novecento, come quella del portiere argentino dell’Almagra Claudio Tamburini, nel 1977 sequestrato e torturato per il suo impegno politico dagli aguzzini fascisti di Videla, riesce a fuggire e a raggiungere un paese del nord Europa, dove oggi insegna all’università. Leggerete di Paolo Sollier, militante di Avanguardia Operaia, gruppo della sinistra extraparlamentare, e calciatore del Perugia che giocava in Serie A negli anni ’70. Si racconta l’esperienza di Socrates, fautore della Democrazia Corinthiana, la squadra brasiliana totalmente autogestita, senza presidenti e manager, dove il capitano e il custode avevano lo stesso diritto di voto e quell’anno il Corinthians vinse lo scudetto a dispetto dei colonnelli golpisti, che mal sopportavano il comunista Socrates.

A Peinado abbiamoposto alcune domande.

  • Come è nata l’idea di scrivere Calciatori di sinistra?

Qualche anno fa ho letto la storia di Cristiano Lucarelli, scritta da un giornalista spagnolo che stimo, Enric Gonzalez. Mi piacque e pensai che forse c’erano altre storie come la sua. Infatti sono quasi settanta i calciatori che compaiono nel libro.

  • Quale messaggio vuoi trasmettere ai lettori?

Volevo semplicemente raccontare storie che mi interessavano e che si riferivano alle mie due grandi passioni: la politica di sinistra e il calcio. Il libro non vuole trasmettere alcun messaggio, anche se spero che i lettori si divertano, scoprano qualcosa di nuovo, soprattutto un aspetto del calcio di cui non si vuole parlare.

  • Possiamo considerare il tuo libro una sorta di Internazionale rossa del calcio?

Poiché è l’unico libro su un tema così specifico, è quasi un’enciclopedia anche se non vuole esserlo, sì è la cosa più simile a una Internazionale rossa calcistica.

  • Quanto tempo è occorso per la ricerca e quali sono state le tue fonti di informazione?

Ci è voluto un anno di lavoro, anche se a fasi alterne. Siccome non ho potuto dedicarmi esclusivamente al libro, ma potevo farlo solo compatibilmente con il mio lavoro, il tempo si è dilatato troppo. Per quanto riguarda le fonti, a parte quelle tradizionali, ho sempre cercato di intervistare i protagonisti, meglio se di persona. Credo che nel giornalismo di oggi si stia perdendo il contatto diretto con le fonti, qualcosa che non dovrebbe succedere.

  • Perché ti concentri sull’America Latina delle dittature e sulla Spagna franchista?

Spagna, Italia e America Latina sono stati i luoghi dove ho incontrato i maggiori esempi. Nel caso del franchismo e dell’America Latina degli anni ’70 quando ci sono state dittature così tremende, c’è stata anche gente che ha resistito e si è esposta, e questo è successo anche nel calcio.

  • Quale è stato il gesto politico dei calciatori esaminati nel tuo libro che ti ha colpito di più?

Credo che la Democracia Corintiana che guidò Socrates sia stato il maggior apporto che la sinistra abbia dato al calcio. Forse non si dà abbastanza valore a quello che successe ai Corinthians in quegli anni.

  • E’ conciliabile per un calciatore vivere in un mondo multimilionario ed essere di sinistra o si tratta di una contraddizione insanabile?

Non capisco dove sia la contraddizione. Non capisco perché guadagnare in modo onorevole sia incompatibile con desiderare un mondo giusto, che voglia uguaglianza e opportunità per tutti, o perché un ricco non possa desiderare che lo stato protegga i più deboli e gli emarginati. Questo è la sinistra e non è incompatibile con il fatto di guadagnare denaro in modo onesto. Se questo libro diventasse un best seller mondiale e io diventassi milionario smetterei forse di pensare come la penso? Potrei scrivere solo di calciatori fascisti?

  • Nel futuro l’impegno politico dei calciatori è destinato ad aumentare o a diminuire?

Si manifestano sempre di meno. Gli affari hanno divorato il calcio e agli affari non interessano i calciatori impegnati. Non credo che i calciatori non pensino, ma che non permettano loro di esprimersi.

  • Mi puoi indicare una ideale Nazionale di Sinistra tra i calciatori del tuo libro?

Portiere: Volker Ippig

Difesa: Wim Rijsbergen, Liliam Thuram, Oleguer Presas e Iker Sarriegi

Centrocampisti: Vikash Dhorasoo, Socrates e Dominique Rocheteau

Attaccanti: Pahino, Cristiano Lucarelli, Raymond Kopa

Allenatore: Egil Olsen

  • Potrebbe vincere il campionato del mondo in Brasile?

Certamente no, però sarebbe una squadra solidale e impegnata.