Le pagine di Visioni del manifesto, una lettura del tutto inedita dei film iniziata alla fine degli anni ’70 restano ormai nella storia della critica cinematografica italiana, formalizzata dai tanti riconoscimenti ricevuti, polemiche e feroci discussioni, schiere di adepti e fedeli lettori. E motivo di dissensi soprattutto da parte di chi si trovava sprovvisto di elementi teorici di estetica. Oggi questo lungo percorso rivive e produce ancora vivissimi fermenti nel “Film del secolo” (ed. Bompiani), la conversazione tra Rossana Rossanda, Roberto Silvestri e Mariuccia Ciotta che si misurano in un incontro teorico sul terreno politico culturale, sulla scansione dei decenni, dialogo generazionale, incontro tra immaginari. Mentre si assisteva all’eclissi della critica sulla stampa quotidiana nazionale – una lunga parabola discendente – su queste pagine sono rimasti gli spazi liberi, non legati alle case di produzione per motivi padronali, nè al mercato, ma derivazione diretta dall’attività indipendente dei cineclub, della direzione di festival, dell’esplorazione individuale di territori sconosciuti al pubblico per motivi di censura di mercato.

«Voi spuntate quando la censura è finita» osserva Rossanda, ma non sospetta che proprio allora iniziava un periodo alquanto scottante e non solo in Italia e questo è stato forse l’elemento più interessante di tutto il lavoro di critica sul manifesto, far emergere il sommerso, l’invisibile. Abbiamo chiesto ad alcuni critici nostri collaboratori di soffermarsi a riflettere sulle pagine del libro e lo fanno nella nostra apertura di Alias. Hanno tutti risposto subito con interesse, dimostrando che si tratta di un testo vitale capace di rimettere in moto un meccanismo di discussione, un libro che non si riesce solo a leggere a accantonare, ricco di spunti polemici. Come ad esempio il fatto che in Italia non siano stati realizzati film sul terrorismo, come dice Rossanda: «il cinema italiano non reagisce per mollezza, ma anche perché confuso». Per intervenire nella discussione pubblichiamo in anteprima una parte del saggio di Luca Peretti contenuto nel libro “Immagini di piombo, cinema, storia e terrorismi in Europa”, in uscita da postmediabooks, dove si analizzano in maniera sorprendente i motivi di una censura feroce che bloccarono tutti i tentativi di riflessione su un’epoca che oggi appare stranamente come «non rappresentata».