Ieri nel pomeriggio l’ultima conferenza stampa sul Salone del Libro di Torino che ha chiuso con 148mila visitatori (passaggi unici effettivi) e 27mila presenze del Salone Off (ancora in corso fino a domenica 19 maggio). Risultati di gran lunga superiori alle aspettative, con numeri che crescono di edizione in edizione. «Com’è stato possibile passare da un clima teso a un tale successo?» Se lo domanda Nicola Lagioia di cui la Lega, nelle scorse ore, ha chiesto le dimissioni a causa della esclusione della casa editrice Altaforte.

E se a tal proposito le parole della sindaca Chiara Appendino sono state inequivocabili («Lagioia non si tocca, perché con tutta la sua squadra è riuscito a risollevare questo Salone, con il dibattito che ha suscitato e che fa parte del Paese»), è sempre lui, il direttore (che ha il contratto fino al 2021), a esordisre con una costatazione tra le più veritiere – almeno per chi in questi giorni è stato al Lingotto: «era iniziata tra le polemiche ed è finita come una festa». Questo è stato possibile grazie alla esistenza di una comunità, che è quella del Salone. «Non è solo pubblico – prosegue Lagioia – ma qualcosa di più solido, di più denso, di più bello, di più saggio, di più vivo, di più reale ed è anche la vera speranza che questi tempi concedono. Di questa comunità facciamo parte anche noi, ci confrontiamo tutto l’anno nelle strade, nelle librerie, nelle scuole, nelle biblioteche, nelle carceri, negli ospedali. Sono i membri di questa comunità ad affidarci il compito di organizzare il Salone del Libro ed è a loro che sentiamo di dover rendere conto. È questa la vera forza. Qui è arrivato il paese reale. Ci ha travolto con affetto, con la voglia di difendere questo Salone che magari ha destabilizzato qualcuno».

Di fatto questi ultimi 5 anni sono stati complessi per la kermesse; lo ricorda l’assessora Antonella Parigi che sottolinea, dal 2014 a oggi, «l’uscita e il rientro dell’Aie e molto altro. Il successo di oggi non era scontato. Ci abbiamo messo tanto per ricostruire, basta un attimo per distruggere. Questo Salone è l’esempio di una riconciliazione in un’Italia votata alle divisioni. Il timore di perdere la sfida con Milano mi ha tenuto sveglia la notte per 4 mesi. Ma ce l’abbiamo fatta». Nel vorticoso bailamme dei giorni che hanno precedutola fiera torinese, il merito è stato l’aver saputo interrogare un nodo tra i più seri del presente: il fascismo e le sue conseguenze nefaste. Ce lo insegnano i libri e chi ama leggerli, da sempre.