Sul clima si sta facendo troppo poco e troppo lentamente. Per difendere il Pianeta e se stessi dalle conseguenze dei cambiamenti climatici i cittadini di diversi Paesi hanno deciso di intraprendere una causa legale contro l’Unione Europea. È una novità senza precedenti nella forma delle mobilitazioni ambientaliste, ma obbligata dalla dimensione e dai caratteri senza precedenti degli impatti che si stanno già determinando in tutto il mondo.

La denuncia, presentata ieri a Bruxelles, verrà portata alla Corte di Giustizia europea e metterà in evidenza come l’impegno di riduzione dei gas serra, messo in campo dall’Ue, risulti inadeguato per prevenire le conseguenze dei cambiamenti climatici e per difendere i diritti dei cittadini alla salute, al lavoro e al benessere.

Le diverse famiglie che hanno scelto di intraprendere la causa hanno storie interessanti da raccontare, ognuna di loro emblematica di come i cambiamenti climatici stiano già cambiando il territorio in cui vivono, la loro vita, le condizioni del loro lavoro.

Dalle aree agricole del Sud del Portogallo che hanno vissuto drammatici incendi, con ondate di calore e siccità alternate con piogge violente, alle piccole isole tedesche nei Mari del Nord, a rischio per l’innalzamento del livello e della temperatura del mare.

E poi storie di persone che stanno assistendo ai danni del clima e che vogliono ribellarsi, che vanno dalla Romania alla Francia, fino al Kenya.

Per l’Italia è la famiglia Elter a sporgere denuncia, raccontando come la zona delle Alpi in cui vive sta già subendo cambiamenti negativi e irreversibili, a seguito della riduzione dell’innevamento e come conseguenza di temperature sempre più calde.

A supportarla nell’iniziativa c’è Legambiente, mentre a coordinare l’iniziativa legale è il Can, la coalizione di oltre 150 organizzazioni impegnate sulle questioni climatiche e energetiche.

E se in Europa gli impegni al 2030, su cui si stanno confrontando in queste settimane Parlamento, Commissione e Consiglio, risultano inadeguati rispetto agli stessi impegni presi con l’Accordo di Parigi sul Clima, anche in Italia la situazione non è affatto positiva. In particolare, negli ultimi anni le emissioni di CO2 hanno ricominciato a crescere, per l’utilizzo sempre maggiore di gas nel settore energetico e per le politiche contro le fonti rinnovabili approvate nella scorsa legislatura.

La mobilitazione dei cittadini e la pressione nei confronti del nuovo governo saranno fondamentali per fare in modo che il nostro Paese spinga finalmente nella direzione di obiettivi ambiziosi a livello europeo e acceleri le proprie politiche.

Nel famoso contratto tra le due forze che si avviano a governare il paese, sul tema del clima ci sono poche frasi, condivisibili ma assai generiche.

E se almeno non c’è da aver paura – a differenza di quanto si può leggere, ad esempio, su migranti, rom o tassazione a favore dei ricchi – manca la consapevolezza delle sfide e degli impegni che l’Italia ha di fronte.

Persino l’Enea, in uno dei suoi ultimi report, ha evidenziato come continuando con le politiche attuali non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi europei sullo sviluppo delle fonti pulite e la riduzione dei gas serra.

Per cui sarà fondamentale tenere gli occhi ben aperti e spingere mobilitazioni e iniziative originali come questa avviata dai cittadini.

La sfida, infatti, è di aprire finalmente le porte a un modello energetico distribuito e rinnovabile, il solo capace oggi di tenere assieme l’impegno nel fermare i cambiamenti climatici con la creazione di opportunità per i territori, le famiglie e le imprese.

* vicepresidente Legambiente