Una bella serata. Si è mangiato e bevuto bene, lunedì 1 dicembre al Centro Dar al Hikma di Torino. E si sono raccolti, oltre le aspettative, 1420 euro per la campagna «mi riprendo il manifesto», già inviati con bonifico.

Grazie all’iniziativa di un abbonato, Luciano Casadei, e alla generosità degli oltre 60 compagni e compagne che hanno partecipato alla cena di finanziamento.

Tra i presenti, firme del giornale come Claudio Canal, Alfio Mastropaolo e Ugo Mattei, lettori affezionati, ma anche occasionali, i «fedeli alla linea» insieme ai critici e dubbiosi, i movimentisti e gli «istituzionali», esponenti del sindacato, di Sel e della Lista Tsipras: tutti, al di là delle differenze, uniti nel volere che il manifesto continui ad esistere, libero e padrone di sé com’è sempre stato.

Un piccolo, ma vivace, spaccato di sinistra torinese, in cui gli under 40, seppur minoranza, erano dignitosamente rappresentati. Insomma: poco reducismo e molta voglia di fare e di aiutare altri (noi) a fare.

Una serata che è stata un positivo riconoscimento dell’impegno di tutte le persone che, con grandi sacrifici, ogni giorno mandano in edicola e online il manifesto: dei lavoratori-soci della cooperativa e di quelli come noi, collaboratori «fissi ma precari»: una specie di ossimoro che rappresenta bene la condizione di molti «compagni di strada» della redazione.

Lottare affinché il manifesto ritorni nelle mani dei suoi lavoratori significa, per noi, credere in una prospettiva di rilancio e sviluppo del giornale: un nuovo inizio che dovrà necessariamente mettere al centro una maggiore valorizzazione delle professionalità di tutti e tutte, redattori e collaboratori, in una logica opposta a quella del Jobs Act e del precariato legalizzato. Riuscendo a fare tesoro sempre di più del rapporto vivo e diretto con i lettori.

Da lunedì sera abbiamo un pizzico di fiducia in più: il manifesto può e deve continuare a vivere a lungo.