Sono state presentate ieri, via Zoom, le tre Biennali dal vivo che avranno luogo a Venezia nell’autunno prossimo, subito dopo la conclusione della mostra cinematografica: teatro, danza e musica segneranno la fine del mandato degli attuali direttori (rispettivamente Antonio Latella, Marie Chouynard e Ivan Fedele) dopo quattro anni. Quello che appare certo è che saranno Biennali «di passaggio»: se i direttori concludono il proprio incarico, è al debutto invece il presidente dell’ente veneziano, Roberto Ciccutto, nominato nei mesi scorsi a prendere il posto di Paolo Baratta, che la Biennale ha presieduto e forgiato per diversi anni a più riprese. Lasciando del resto una impronta forte, soprattutto per l’invenzione e gli investimenti spesi nella Biennale College, la parte formativa e ormai «istituzionale» delle attività dell’ente, palestra e luogo di affermazione/rivelazione per giovani e nuove personalità artistiche che lì hanno potuto emergere. In un campo, quello artistico, dove è forte da sempre la componente di «fortuna»e di agganci perché un giovane artista riesca a emergere e farsi apprezzare. In un bacino, come quello veneziano, che grazie alla particolarità e alla risonanza delle manifestazioni, va oltre l’ambito nazionale e localistico.

I DIRETTORI, da quanto hanno presentato, vanno a concludere il loro mandato lungo le linee (nel bene e nel male, a seconda delle valutazioni sempre «arbitrarie» e di gusto, se così si può dire) che sono andati tracciando negli anni precedenti. Il nuovo presidente, da parte sua, promette (per esperienza e storia personale) percorsi forse più fantasiosi e intraprendenti per il futuro, ancora tutto da vedere. Saranno in ogni caso, quelle di questa transizione, tre rassegne con diversi motivi di interesse, e tutte soggette alla scommessa rappresentata dal cadere in un dopo-lockdown pieno di incognite e possibili sorprese: da parte degli artisti innanzitutto, costretti all’immobilismo di questa lunga inattività pubblica, e soprattutto per quanto riguarda il pubblico, che nessuno può dire ora come reagirà a prescrizioni, paure e diffidenze dopo una stagione di chiusura dei luoghi di spettacolo.

DOPO LA MOSTRA del cinema, toccherà al teatro aprire le «biennali dal vivo», ora tutte concentrate in sequenza, dando corpo a coerenza e compattezza che si erano andate smarrendo nella disseminazione tra stagioni diverse. Dal 14 al 25 settembre tocca dunque alla prosa, in quello che Latella definisce il Padiglione Italia del teatro, una mega «collettiva» di artisti italiani, che ha il suo tratto unificante e conduttore nel concetto di «censura», declinabile in tutte le sfumature. Dal 25 settembre al 4 ottobre il 64° festival di musica contemporanea: il direttore Fedele fa misurare i suoi ospiti da tutto il mondo con la tradizione di ricerca di tutto il 900, ma tra gli «anniversari» da celebrare c’è pure Beethoven. Tra le curiosità più attese, un’opera di Giorgio Battistelli per la prima volta in italiano, I Cenci da Artaud, con il debutto nella regia lirica di Roberto Latini. Dal 13 al 25 ottobre il Festival della danza contemporanea. Con presenze (molte curiose) da tutto il mondo, e una centralità italiana anche con opere e artisti già passati in circuito nel nostro paese. Per ogni sezione ci saranno i premiati con il Leone d’oro alla carriera e con il Leone d’argento per il futuro.

NON MANCHERANNO di far discutere, anche se ci sono nomi di sicuro valore: per il teatro Franco Visioli (che per l’occasione debutterà nella regia) ha creato da molti anni il suono per quasi tutti gli spettacoli del direttore Latella, ma è vero che una solida fama se l’era già procurata costituendo per molti anni «l’orecchio» dei fondamentali spettacoli di Massimo Castri. Qualche osservazione hanno ottenuto anche le designazioni per la danza, performer più che coreografe. Ma sarà l’occasione per molte verifiche. L’intero programma dei tre festival è ora pubblicato sul sito labiennale.org