Diecimila visitatori in un mese e mezzo per la mostra Il Bardo ad Aquileia è il prezioso tesoretto raccolto dalla Fondazione Aquileia, che ha promosso e organizzato la rassegna in collaborazione con l’Istituto Nazionale per il Patrimonio tunisino, il Polo Museale e la Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia e con il sostegno della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Udine, della Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello Aiello e di Edison. In virtù della cospicua affluenza di pubblico, l’esposizione è stata prorogata fino al prossimo 28 febbraio. «Siamo molto lieti che il messaggio che abbiamo voluto lanciare con questa mostra sia stato accolto da migliaia di persone: solo attraverso la riproposizione dei valori della cultura e della storia comune sarà possibile sconfiggere la cieca violenza e la barbarie di chi vorrebbe proporre infondati scontri di civiltà» afferma Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia.

Testa di Lucio Vero (II sec. d.C.) © gianluca baronchelli
Testa di Lucio Vero (II sec. d.C.) © gianluca baronchelli

L’iniziativa, che ha portato nell’antica colonia romana di Aquileia – il sito archeologico e la Basilica patriarcale sono patrimonio Unesco dal 1998 – otto capolavori provenienti dal museo del Bardo di Tunisi («il manifesto» del 30/12/15) s’inscrive infatti nel progetto Archeologia Ferita, il cui obiettivo è di ospitare periodicamente nella città friulana reperti provenienti da paesi colpiti dal fondamentalismo islamico. «Ragionando in termini di politica culturale, abbiamo pensato che ora sarebbe molto interessante realizzare una mostra di pezzi iraniani perché nonostante di Iran si parli con grande attenzione e passione da decenni, l’immagine che ne emerge è confusa, stereotipata e fuorviante» afferma Zanardi Landi, il quale dal 1984 al 1987 è stato console italiano a Teheran.
E mentre a Roma – in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani – sono state oscurate alcune statue nude dei Musei Capitolini, ad Aquileia si lavora per veicolare, come è stato fatto per la mostra tunisina, un messaggio di incontro e convivenza possibile. «Con una mostra sull’archeologia dell’Iran vorremmo invitare la società civile a conoscere una cultura che ha avuto molti contatti col mondo occidentale e della cui identità non possiamo non tener conto – continua Zanardi Landi – cercheremo di portare ad Aquileia una quindicina di opere, oggetti che abbiano il potere di stupire ma anche di innescare un processo di riflessione». Dopo il busto dell’imperatore Lucio Vero, la scultura romanissima e un po’ indigena di Giove, gli splendenti mosaici e la ceramica rossa della provincia d’Africa, giungeranno dunque ad Aquileia tori e leoni da Persepolis, da millenni custodi quel messaggio di «somiglianza» delle diversità di cui il mondo ha oggi bisogno per riscoprirsi migliore.