La misteriosa lingua di Nicanor Parra, con la sua apparenza di semplicità, è il prodotto di un’alchimia dove si mescolano con risultati strabilianti la cultura alta – letteraria e matematica – e la lingua colloquiale del popolo cileno (che non è esattamente lo spagnolo) con la quale spesso è una cosa sola. In aggiunta, è una lingua contro tutto e tutti, che vuol far scendere il poeta dall’olimpo, che si definisce anti-poesia per opposizione alla poesia lirica della tradizione ma anche della contemporaneità. Sfodera un linguaggio poetico alieno al populismo sentimentale di Pablo Neruda o di Gabriela Mistral, entrambi premiati con il Nobel e nati in un piccolo paese pieno di poeti o presunti tali.

Non a caso, nell’ambito della letteratura in lingua spagnola, il Parra poeta fu visto per lunghi anni come un corpo estraneo, inclassificabile, persino ostile, e fuori dal suo paese era inesistente. Il Parra professore, invece, appariva, anche se appariva meno, come un personaggio rispettabile del mondo accademico, dove insegnava fisica. Credo che in realtà nessun critico sia mai riuscito a capire con chiarezza se la lingua di Parra fosse di facile o difficile accessibilità e se la sua comicità e drammaticità andassero prese sul serio o meno.

A un certo punto, però, accadde che Parra non potesse essere criticato, era diventato un intoccabile. Accedere alla sua innegabile bellezza richiede comunque una chiave non facile da trovare. Lingua della strada sempre, surrealismo colto, sottrazioni prese da modelli matematici, culto provocatorio del paradosso, amore per i luoghi comuni (che dicono quasi sempre cose vere), e versi davvero profetici («La izquierda y la derecha unidas jamás serán vencidas»). Già, perché la lingua puntuta e irriverente del Parra poeta si manifestava anche nel suo ruolo di personaggio pubblico, ed era spesso difficile distinguere l’uno dall’altro.

Bisognerebbe però anche ammettere che nel corso del tempo – tanto tempo, Parra è morto a 104 anni – ci fu una involuzione nella sua efficacia espressiva, inversamente proporzionale alla crescita della fama e del prestigio anche internazionale. Forse ha contribuito un progressivo asciugarsi della sua principale fonte d’ispirazione, quella lingua dei cileni sempre più contaminata e impoverita dai gerghi televisivi e dalla gretta religione materialista di una cultura di massa che niente ha a che vedere col sano cinismo della poetica di Parra.