Quando a mezzanotte le prime proiezioni hanno fatto comparire il 40% nella riga del Pd, a Roma già da un po’ si sentivano i botti. Di exit-poll e proiezioni su pochi seggi è giusto diffidare (eppure sono questi i dati che dobbiamo commentare), il precedente del 2013 mette sull’avviso. Ma stavolta non sembrano esserci dubbi su chi sia il vincitore, in Italia. È senz’altro il presidente del Consiglio, che a palazzo Chigi c’era arrivato senza passare dalle elezioni ma che alla prima occasione ha portato il suo partito su una vetta storica. Vetta percentuale, attenzione, perché ogni analisi deve partire dalla crescita dell’astensione. In una sfida così polarizzata, meno del 60% degli elettori sono andati a votare; quando avremo i voti assoluti potremmo scoprire che persino il trionfo di Matteo Renzi è costruito sulla disaffezione.

Eppure la vittoria del Pd è chiarissima. A Grillo non è riuscito quell’assalto al cielo che aveva tanto fragorosamente tentato. Una conferma intorno ai livelli delle politiche dell’anno scorso non è naturalmente un risultato da ignorare, non per un movimento come il 5 stelle esploso all’improvviso. Ma sono stati proprio Grillo e Casaleggio a voler alzare la sfida, e a perderla. Resta comunque, quella dei 5 stelle, una presenza importante che sarebbe sbagliato dimenticare troppo in fretta. Come sono risultati importanti in negativo quello di Berlusconi, che pare questa volta veramente arrivato al capolinea politico, e in positivo quello della Lega che ha recuperato un po’ di consensi ai grillini. Ed è buono il risultato della lista Tsipras, ottenuto in condizioni difficili. Il fatto che l’Altra Europa possa riuscire a scavalcare l’assurda soglia di sbarramento – al momento in cui andiamo in stampa siamo lì – malgrado sia scattato un evidente richiamo al «voto utile» per il Pd e contro Grillo, lascia ben sperare per una lista di sinistra anche alle politiche. Tornerà utile. Perché nella notte in cui il Pd punta a percentuali da Dc anni ’50, e spuntano renziani ovunque, viene da chiedersi se il trionfatore non vorrà cercare presto il bis.