Un invito al viaggio. In questi tempi «strani» in cui oltrepassare i confini è diventato quasi un atto di autodeterminazione ribelle, di rivendicazione, uno slancio insopprimibile che ha origine in un mix di incoscienza, hybris e necessità. La maggior parte di noi vive da mesi costretta a rinunciare al piacere di visitare paesi e territori lontani. Il buon senso, la prudenza, ci impediscono, o se non altro limitano, la possibilità (ma non il desiderio) di volare altrove, di incontrare, di conoscere, di scambiare sguardi e orizzonti ma anche di tornare nei luoghi e alle persone che già conosciamo e che amiamo. E a questa frustrante condizione Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, di cui si è inaugurata ieri su MyMovies la 39. edizione, on-line fino al 10 ottobre nella inevitabile «Limited Edition» che accomuna la gran parte degli eventi del 2020, rispondono con un programma che vuole essere propiziatorio, apotropaico. L’auspicio che si possa tornare al più presto a saltare su un aereo, zaino in spalla, finalmente liberi dalle minacce del virus, alla scoperta di nuove e inesplorate coordinate del globo terrestre.

CON LA COLLABORAZIONE delle più importanti cineteche mondiali, dal MoMa alla Cinémathèque française, dalla Nasjonalbibliotek ai Gaumont Pathé Archives e altre, il direttore del Festival Jay Weissberg accompagna lo spettatore attraverso un tour mondiale che tocca le città di New York, Il Cairo, Cracovia, Bruges, Ostenda, ma anche Trieste, in un breve filmato del 1939 (giunto a noi senza il commento sonoro che sicuramente accompagnava le immagini destinate a promuovere il capoluogo giuliano come destinazione turistica) dove i fotogrammi che immortalano le bellezze al mare e i tuffi spensierati nelle acque dell’Adriatico stridono con le insegne fasciste sui muri, sinistro preludio al conflitto che incombe.

LA SELEZIONE dei nove cortometraggi, di periodo compreso tra il 1911 e il 1939, proposta in apertura dalle Giornate e disponibili on demand fino alle 17 di oggi (tutti i film del programma restano visibili sul sito per 24 ore) è dunque idealmente dedicata agli armchair travellers, ai giramondo che si librano con l’immaginazione dalla poltrona di casa sfogliando diari di viaggio, cartoline e atlanti. Passando da Un Voyage Abracadabrant (1919), curioso antesignano del cartoon della Pixar Up con due protagonisti, gli amici Vendebout e Courandair (calembour che gioca con le espressioni «vent debout», ossia controvento, e «courant d’air», corrente d’aria), in viaggio su una casa volante in rotta verso il deserto, fino a New York (1911), girato nella Grande Mela in un periodo di grande fermento. I fotogrammi restituiscono l’immagine di una metropoli moderna e in trasformazione. La Statua della Libertà inaugurata solo 25 anni prima, Lower East Side, Chinatown. Manhattan e Brooklyn. Carri trainati da cavalli e le prime automobili, ponti, tram e ferrovie sopraelevate, mentre lo skyline cambia forma con la costruzione di nuovi grattacieli: il Flatiron Building, da poco completato, e la costruzione del Woolworth Building, da poco iniziata. Anche il contesto sociale è vivace, come si intuisce anche nel semplice viavai della gente: signore in abiti eleganti, già molto attente ai dettami della moda, e i lavoratori della working class.
Planty Krakowskie (1929) ci porta in visita al parco Planty di Cracovia e Un Voyage au Caire (1928) alla scoperta delle piramidi (a colori) in un sofisticato film principalmente dedicato alla moda. Over Besseggen på Motorcykkel (1932), ibrido tra travelogue e filmato promozionale sponsorizzato dalla Tiedermann Tobaksfabrik, ambientato sulla cresta montuosa di Bessegen, tra i laghi Gjende e Bessvatnet, fa parte di una serie di pellicole pubblicitarie per sigarette. E poi si vola in Belgio, con Belgique Pittoresque: Ostende; Bruges (1921), da cui si riesce ad apprezzare con che rapidità il paese fosse riuscito a ricucire le ferite della guerra. Svatojánské Proudy (1912) si avventura lungo le rapide di San Giovanni sul fiume Vltava (la Moldava), oggi scomparse, inghiottite dalla costruzione di una diga che ha creato il lago di Štechovice, nella Boemia centrale.

E INFINE, oltre al citato Trieste, estate 1939, Tavlor Från London, tredici scenette incorniciate che formano una galleria di immagini raccolte per le strade di Londra nel 1922, quando l’impero britannico toccava il suo apogeo con un’estensione che raggiungeva un quarto del globo terrestre. Le Giornate del Cinema Muto ci regalano un vero e proprio giro intorno al mondo. Un prezioso antidoto alla nostalgia, alla sehnsucht e alla saudade. «Un viaggio in poltrona – cita Weissberg, ricordando un bell’articolo di Michel Robida sulle banderuole segnavento di Parigi – è il viaggio più bello, perché è come vorremmo che fosse, non ci sono ostacoli e qualsiasi sogno è permesso».