Nel rutilante mondo della Rete i tribunali hanno svolto un ruolo «politico» di governo del mercato. Hanno spesso modificati i rapporti del potere economico a livello nazionale. Ma in epoca di globalizzazione, l’interdipendenza ha visto spesso modificare la geoeconomia del pianeta. Se poi entrano in campo gli Stati, questo potere performativo dei rapporti di potere raggiunge l’acme. È quanto accadrà con Google, dopo la decisione della commissione europea di «censurare» come monopolista l’operato della società di Mountain View. Il problema è capire come questa decisione modificherà i rapporti di potere dentro la Rete.

Sicuramente non è una unità di misura la multa che Big G dovrà pagare. Anche se sarà di sei miliardi di euro, le casse di Google non rimarranno certo a secco. Google vuole soprattutto evitare è che ci sia un effetto farfalla: un tuono a Bruxelles che si trasforma in uragano dall’altra parte dell’Atlantico. Sono infatti da alcuni anni che l’immagine di Google assomiglia sempre più a quel «diavolo» che i suoi fondatori dichiaravano non voler essere. Inoltre, nella strategico mercato cinese, la società di Mountain View non è molto amata dal governo di Pechino, che gli preferiscono il nazionale Baidu. Negli Stati Uniti, invece, ci sono stati tribunali e «cordate» di concorrenti che hanno lanciato, conquistando consenso tra i naviganti della Rete, accuse di monopolio.

Google ha sempre fatto spallucce o ingoiato il rospo (in Cina), assumendo spesso il profilo da superpotenza economica. Quel che però teme è che si ripeta ciò che è accaduto a Microsoft, quando tribunali e ministeri statunitensi hanno creato le premesse per un suo radicale ridimensionamento.

Microsoft non è certo sparita ma ha smesso di essere l’imprese che definisce l’alfa e l’omega dell’industria high-tech. Il colpo di grazia alla sua egemonia fu dato proprio dall’Unione europea. Questa volta, Google vede messa in discussione la sua egemonia nei motori di ricerca e nei servizi che offre nel vecchio continente, ma vuol evitare che anche negli Usa inizi una campagna martellante contro il suo potere. Sarebbe un danno che va ben al di là delle multe da pagare.

C’è però da registrare che quando intervengono i tribunali o la commissione europea, come in questo caso, è per rimuovere un ostacolo allo sviluppo in un determinato settore economico. E in Rete è grande il movimento attorno alla produzione e alla valorizzazione economica dei contenuti. E Big G può costituire un «tappo» per ridare slancio a un settore, la Rete, ormai avaro di innovazioni.