La realtà virtuale avanza e anche Locarno fa un timido passo verso quella che da tempo si annuncia come una delle più promettenti frontiere dell’immagine in movimento. In collaborazione con Geneva International Film Festival, per tutta la durata del festival è stato offerto il programma Space Exploreres: The ISS Experience, realizzato dallo studio canadese Felix & Paul in collaborazione con la Nasa. Diviso in due episodi di mezzora ciascuno, che in ogni sessione portano 6 spettatori dotati di visori Oculos II e suono spazializzato 360° (con il sistema venduto da Facebook) in orbita attorno alla terra in compagnia di quattro astronauti, il lavoro è produttivamente impegnativo e chiaramente indirizzato a un pubblico ampio e non specializzato. Siamo nell’ambito che, con una certa approssimazione, viene definito «documentario», interpretando in chiave ipertecnologica la missione didattica e illustrativa che questo cinema ha assolto con convinzione fino agli anni 60 prima di allargarsi alle modalità narrative e alle urgenze politiche delle nuove onde.

ALLO SPETTATORE viene mostrato progressivamente l’interno della nave spaziale con il suo equipaggiamento, mentre sono gli stessi astronauti a rivolgersi alla macchina da presa per spiegare la loro missione e dare informazioni sulla vita quotidiana in assenza di gravità. La possibilità di volgere lo sguardo a proprio piacimento consente di curiosare in angoli apparentemente poco interessanti della nave spaziale e, anche, per esempio di dare le spalle a chi ci sta spiegando le difficoltà e le meraviglie di quel luogo tanto insolito. Ad accadere concretamente però è che gli occhi dello spettatore non si staccano dall’astronauta che parla e gesticola, collocato perfettamente al centro dell’inquadratura che idealmente è stata prevista per lui. La libertà che la tecnologia concede non viene esercitata, ma non è solo questione di buona educazione: la priorità concessa normalmente al parlante, insieme alla sua collocazione rigorosamente al centro della scena fa sì che la sintassi audiovisiva risultante dalla negoziazione con lo spettatore tenda a una misura che in campo cinematografico definiremmo «classica», dove la gerarchia degli spazi, l’equilibrio compositivo e la fluidità dei passaggi (il montaggio nella VR c’è e qui è invisibile) diventano principi condivisi dai fruitori. Lo spettatore che Felix & Paul immaginano per Space Exploreres è qualcuno che ha negli occhi un cinema (e una tv, e un audiovisivo) che forse non esiste più.