Un’ispezione al Cara di Mineo, la struttura siciliana che ospita migliaia di richiedenti asilo finita nell’inchiesta su Mafia capitale, e oltre dieci ore di audizioni, parte dei quali secretate. Sono i primi passi mossi, in meno di due mesi di attività, dalla commissione parlamentare d’inchiesta sui centri per i migranti. «A Mineo abbiamo evidenziato quello che avevamo visto oltre che intuito dalla carte, cioè che è insostenibile un modello che preveda 3.500-4.000 persone in un unico centro – spiega il presidente della commissione Gennaro Migliore -, ma anche l’anomalia di una procedura di affidamento di gara d’appalto che sostanzialmente sembra fatta apposta per dare un modello di gestione unica. Per noi questo era un elemento di valutazione negativa, così come per altro aveva già sottolineato il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone».

Quali sono le prime conclusioni raggiunte?
Che il sistema dell’accoglienza strutturato in grandi centri così com’è oggi, non è sostenibile anche perché favorisce il possibile sorgere di pratiche illegali. Penso che un modello più positivo sia quello di un passaggio a un sistema tutto basato solo sugli Spar, (il sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati gestito dal Viminale con i Comuni, ndr), con piccoli gruppi di profughi integrati con il territorio. Io lascio fare ai magistrati il lavoro dei magistrati, però mi sembra evidente la connessione causale: se non ci fosse stata quella tipologia di grande centro forse sarebbe stato più difficile trovarsi immischiati in inchieste come quelle che stanno emergendo e che sono già emerse.
Ha parlato di irregolarità nell’appalto nel Cara di Mineo. Come commissione avete avuto modo di accertarle?
La questione non è nella regolarità dell’appalto, bensì nel fatto che ci sia stata una comunicazione dell’autorità nazionale anticorruzione che diceva: come si fa a ascrivere un capitolato che non preveda una reale concorrenza? Quindi sostanzialmente che sia in qualche modo un favore per l’unico partecipante a questa gara? La cosa che mi ha sorpreso è che il consorzio ha considerato negativamente e non vincolante questo parere e ha proceduto con l’attribuzione e l’assegnazione della gara. Ma allora che l’abbiamo fatta a fare l’autorità anticorruzione?

Esistono però anche problemi strutturali che favoriscono il sovraffollamento dei centri.
Certo. Ad esempio solo nel tribunale di Catania ci sono 2.800 ricorsi al diniego della commissione territoriale che ha il compito di esaminare le richieste d’asilo. Ora questa commissione esamina circa dieci domande al giorno. Se si calcola che a Mineo ci sono 4.000 richiedenti asilo, a dieci domande al giorno ogni migrante deve attendere almeno 16 mesi prima di andare a parlare con la commissione. Dopo di che arriva il diniego, in automatico il migrante fa ricorso perché è un suo diritto e siccome a oggi sono pendenti 2.800 ricorsi per il solo 2013, iscritti a ruolo nel 2016 e quindi che potrebbero finire nel 2017, ecco che una persona arrivata per esempio nel 2012 conclude la sua pratica per richiedere asilo in Italia dopo 4/5 anni. E’ un sistema totalmente inefficiente, che costa milioni di euro allo Stato e spiega perché esiste il fenomeno corruttivo. Ma c’è un altro tema molto delicato che abbiamo verificato.

Quale?
Il gestore del Cara di Mineo, la cooperativa Sol Calatino, figura anche nella gestione degli Sprar di quel territorio. E’ dunque un soggetto tendenzialmente monopolista. Il fatto che ci sia questo global service, per cui tu vinci l’appalto e ti occupi dai lacci delle scarpe al servizio di assistenza legale e al vitto per finire con la logistica, con un pagamento che è pro capite pro die, io trovo che sia quanto meno rischioso perché un solo soggetto non solo ha il controllo di tutto ma si autocontrolla pure.