Con l’elezione di Ugo Vetere a sindaco di Roma a me, giovane quadro della federazione romana del Pci, è capitata l’avventura di prendere in mano le redini dell’assessorato al Bilancio del Comune che per oltre cinque anni aveva guidato.
Fu per me l’occasione per conoscerlo più da vicino come uo[/ACM]mo e come sindaco.

Nella temperie di quegli anni le relazioni personali avevano poco spazio rispetto alla dimensione politica. In più pesava la differenza di percorsi e di esperienze politiche.
Tuttavia, con Ugo Vetere, non mi sono mai sentito a disagio. In lui non c’era traccia di supponenza o di arroganza. Ci si sentiva trattati con rispetto. La differenza di età non serviva a marcare le distanze, non produceva disparità, ma sprigionava in Vetere una umanità affettuosa che resta per me, sul piano personale, il ricordo più vivo.
Come sindaco di Roma vi è stato chi gli ha mosso il rimprovero di «stare troppo chiuso in Campidoglio». E’ una critica ingiusta non solo perché non risponde a verità, ma soprattutto perché tende a nascondere un tratto, a mio avviso virtuoso, del suo modo di fare il sindaco.

Ugo Vetere non amava stare sotto i riflettori. Preferiva il lavoro certosino attraverso cui i grandi programmi prendono forma concreta. Vetere è stato il sindaco di Roma che ha dato il più straordinario impulso attuativo alle idee che con la giunta Argan prima e poi con Petroselli, avevano preso forma negli anni delle giunte di sinistra a Roma.

Periferie e cultura sono state le chiavi dell’azione di governo in quegli anni. Portare la città, con le sue infrastrutture, i suoi servizi, i suoi spazi verdi, la dove c’erano solo case o quartieri dormitorio; restituire alla città la dimensione culturale di una grande metropoli, sono stati gli assi portanti di una idea di città a cui Ugo Vetere ha dato una concreta traduzione operativa e amministrativa,

Nel periodo in cui Vetere è stato sindaco sono stati spesi oltre 1000 miliardi di lire ogni anno per la metropolitana, per gli asili nido, per i centri sportivi e per i centri anziani, per il verde nei quartieri, per la rete fognante, l’illuminazione e le scuole nelle periferie romane, per il trasporto pubblico. Una cifra enorme che bene illustra, però, il cuore della sua attività di sindaco.
Ugo Vetere, da sindaco, ha tentato di liberare Roma dai conflitti di interesse, grandi e piccoli, che soffocano la città, la deturpano e la rendono più iniqua e più ingiusta.
E’ stato un uomo gentile, per bene, ha fatto politica ma non si è arricchito con la politica.
E stato un uomo che ha servito Roma guardando alla parte più debole e più discriminata della città. E’ giusto che adesso Roma gli riconosca ciò che Ugo Vetere ha fatto per essa.