L’industria degli imballaggi di banda stagnata ha un ruolo importante anche nell’economia mondiale.
Dei circa 1.600 milioni di tonnellate di acciaio prodotte annualmente (2016) nel mondo, circa 15 milioni di tonnellate all’anno sono trasformate in banda stagnata, il sottilissimo laminato di acciaio, con caratteristiche di composizione ben definite, che viene ricoperto con stagno attraverso un processo elettrolitico.

Delle 300-350 mila tonnellate di stagno prodotte nel mondo, circa il 20 per cento, 60 mila tonnellate all’anno, sono usate nella produzione di banda stagnata, che contiene circa l’1 per cento di stagno.

Il consumo di banda stagnata per usi alimentari nel mondo si valuta di circa 15 milioni di tonnellate all’anno; la produzione di scatole di conserva di acciaio viene stimata di 80 miliardi di barattoli all’anno nel mondo.

Decine di acciaierie nel mondo producono banda stagnata e centinaia di stabilimenti la trasformano nello scatolame usato nelle migliaia di stabilimenti dell’industria conserviera che nel mondo inscatolano pomodoro e derivati, legumi, frutta sciroppata, tonno e sardine, olio alimentare e altri prodotti.

In Italia la richiesta di banda stagnata è di oltre 700 mila tonnellate all’anno, ma se ne produce meno del 10 per cento. Il resto è importato sia dalle acciaierie italiane sia da quelle cinesi.

Alla banda stagnata fanno concorrenza, nel settore degli imballaggi per alimenti, il vetro, l’alluminio, le materie plastiche, il cartone accoppiato con fogli metallici o plastificato.

Ciascuno ha i suoi vantaggi e svantaggi e il suo settore di applicazione. Il vetro è più pesante, esente da pericoli di corrosione, trasparente e questo è un vantaggio quando si vuole che l’acquirente veda il suo contenuto, ma uno svantaggio se il contenuto, come l’olio, è esposto ad ossidazione catalizzata dalla luce, nel qual caso deve essere conservato in bottiglie di vetro opaco. Anche i contenitori di vetro sono facilmente riciclabili.

L’alluminio si presta bene per contenere bevande gassate o birra e le sue scatole sono facilmente riciclabili.
Le bottiglie di plastica, per lo più polietilentereftalato, sono largamente usate per le acque «minerali»; è controverso il rilascio di plastificanti all’acqua e le bottiglie sono riciclabili soltanto se sono raccolte tutte insieme, separate da altri oggetti di plastica.