La tensione si scioglie alle 12 e 07, quando la presidente di Legacoop Stefania Serafini rinuncia al suo intervento per far parlare il sindacalista Andrea Cocco, che legge un documento «in difesa del lavoro» già approvato da 27 consigli comunali tra le Marche e l’Umbria. L’ennesima giornata di lotta dei lavoratori Indesit di Fabriano era cominciata qualche ora prima, alle 6 e 30, davanti allo stabilimento di Albacina, chiuso tutta la giornata di ieri per cassa integrazione.

Trecento auto hanno percorso i 70 chilometri che separano la fabbrica da Palazzo Raffaello, ad Ancona, sede del consiglio regionale marchigiano. Qui è andata in scena un’assemblea aperta sulle «più gravi crisi aziendali» del territorio.

Una parata di figure più o meno edificanti, in verità, ma l’importante era esserci. E allora, mentre il questore anconetano Stefano Cecere invitava i cittadini a restare calmi perché chi stava bloccando il traffico è comunque «gente che rischia di perdere il lavoro», sulla Statale 76 si è formata una coda di 3 chilometri, tra fischietti, bandiere dei sindacati al vento e il grido «lavoro, lavoro» a fare da colonna sonora all’insolito corteo, che ha attraversato la provincia a passo di lumaca.

Sotto un sole spietato, il serpentone è approdato ad Ancona intorno alle 11, tra inevitabili problemi di parcheggio, l’imbocco cittadino in zona Torrette diventato un imbuto di automobili e un clima insolitamente gioioso, malgrado l’incudine che pende sopra la testa degli operai da qualche settimana: il nuovo piano industriale della Indesit, infatti, prevede una delocalizzazione verso Polonia e Turchia con 1425 esuberi tra le Marche e la Campania. «Potranno toglierci tutto – dice un operaio scendendo dalla macchina in doppia fila –, ma non riusciranno a toglierci anche il sorriso».

L’avvicinamento al palazzo, si è spiegato al grido di «Fabriano in lotta, il lavoro non si tocca», poi, l’occupazione di tutti i posti riservati al pubblico e le proteste contro il presidente del consiglio, Vittoriano Solazzi, per chiedergli di poter intervenire. Ma non solo, al centro delle invettive anche il governatore regionale: «Spacca, alza la testa!» ha gridato qualcuno a un certo punto Lui lo ha fatto, ha acceso il microfono e si è detto pronto a «continuare a fare la propria parte», qualsiasi cosa possa voler dire una frase del genere, pronunciata da un uomo che, in fondo, è stato anche lui dipendente della famiglia Merloni, non troppi anni fa.

Il boato è arrivato all’ora dell’aperitivo, quando la presidente di Legacoop Marche si è tirata indietro e ha lasciato la parola ai lavoratori.
Una testimonianza, la loro; in attesa di martedì prossimo, quando a Roma andrà in scena un nuovo incontro ministeriale tra azienda, sindacati e enti locali. I più ottimisti dicono che c’è ancora un margine di trattativa e che Indesit potrebbe anche ritirare il piano industriale, in virtù dei decantati ‘ecobonus’ del governo Letta. Una settimana: poi la speranza risorgerà, o morirà del tutto.