Tappa 13, da Pinerolo a Ceresole Reale. Ma si potrebbe dire tappa 1, almeno per i big che fino ad oggi hanno potuto giocare a nascondino.
Oggi basterebbero i nomi dei luoghi attraversati a far paura, dal Pian del Lupo (secondo colle di giornata, dopo il Lys) alla successiva Valle dell’Orco, che immette all’ultima ascesa al lago Serrù, dove è posto il traguardo a 2mila e rotti metri.

Tra le gole ricavate dalla roccia scannata ed i paesini del canavese dipinti di rosa con tanta gente a bordo strada, si passa a rendere omaggio al ciclismo degli eroi, che fu soprattutto piemontese. Ultimo grande erede di quella tradizione Franco Balmamion, due giri consecutivi nel carniere (1960-61) ma troppo timido per vincere anche una sola tappa.

Non bastassero quei nomi feroci, o il dislivello da affrontare (5mila metri in tutto), ad impensierire la maglia rosa in pectore Roglic ci si mettono 27 scalmanati che pronti via sono già in fuga. Attacco diretto della Trek con Mollema (che sa già come ci si piazza bene a un giro grande) e tutti i suoi guardiani, da Ciccone a Brambillino (già in fuga ieri); attacco indiretto di Nibali, Lopez e Yates, che mandano in avanscoperta gente di sostanza, che facciano da teste di ponte semmai le cose si facessero serie prima del previsto. Ieri non aveva una bella cera, l’ex saltimbanco dello sci, e la sua squadra ha dimostrato scarsa consistenza.

I velocisti nel frattempo hanno già fatto i bagagli (rimane Démare a onorare la maglia ciclamino, un onore che forse un po’ gli pesa), ché di qui in avanti di trippa per quei gatti ce n’è poca.A metà del Pian del Lupo uno sgrullone di Bilbao pare l’avvio del pandemonio, e invece ci si ritrova a fondo valle con niente di fatto, tanto che rientra addirittura Polanc, mentre l’affondo dei gregari della mattinata rimane non sfruttato.

Tutto rimandato dunque all’ultima salita, aspettando le lingue di neve sopravvissute ai bordi della strada e l’aria rarefatta. I più forti della fuga si mettono subito in evidenza, il russo Zakarin approfitta di una rampa dura per salutare Mollema e si invola verso il traguardo. La tappa è roba sua, nessuno lo disturberà. Più indietro chi ci prova da lontano tanto per cambiare è il basco Landa, tanto coraggioso quanto bello a vedersi pedalare.

Gli sfugge l’alloro di giornata, ma mangia quasi 2 minuti a Nibali e Roglic che si corrono addosso l’uno all’altro, una danza del coltello in cui nessuno sferra il colpo. Sbuffa e si scompone più indietro Polanc, ma la maglia rosa se la tiene pure oggi.
Un bel rompicapo, che non sembra si scioglierà fino a Verona.