Un mix di rock, punk, funk nella musica dei Naçao Zumbi, fondata nel 1993 da Chico Science morto quattro anni dopo in un incidente. Sono tra i massimi esponenti del movimento brasiliano del manguebeat. Dell’attività della band – ora un sestetto, ne parlano Lucio Maia, Dengue e Pupilo rispettivamente chitarra, basso e batteria del gruppo.

Venti anni fa esplose il manguebeat e i Naçao Zumbi, il maggior avvenimento della musica brasiliana degli ultimi anni: come è nato?

LM: A Recife, la nostra città, non c’erano molte possibilità di intrattenimento, né la possibilità di vivere di cultura. È partito così, dall’esigenza di creare un ambiente artistico in cui suonare, al quale potessero partecipare altri artisti. Per questo il movimento ha inglobato cinema, arti plastiche, musica, moda: è stato un fermento che ha attraversato tutta la città.

Il manguebeat, momento di grande creatività artistica, musicale e intellettuale, prosegue nel lavoro di quanti vi parteciparono, Siba, Pessoa, Mundo Livre S/A, Lirinha: qual è oggi la scena di Recife?

D: Abbiamo un carnevale aperto a chiunque voglia partecipare, nel quale la maggior parte dei gruppi suona per un pubblico enorme, che viene da tutto il Brasile e da fuori, e c’è un grande scambio di collaborazioni fra i musicisti, che reciprocamente partecipano ai lavori degli altri, così la scena resta viva. Il grande problema oggi è la mancanza di spazi per suonare, l’assenza di interesse delle radio, che non passano i nostri pezzi, non andiamo in televisione, non abbiamo nessun appoggio dai media.

LM: – C’è un proverbio che dice «santo di casa non fa miracoli», ed è quello che succede a Recife. Non abbiamo radio indipendenti: è una questione politica, non artistica.

La Naçao di oggi, dopo tanti anni: cosa rimane e cosa è cambiato?

D: È difficile dirlo, il gruppo continua a mettere insieme nuove influenze, nuovi elementi, mentre quelli che c’erano permangono. Modifichiamo il nostro modo di suonare man mano che ascoltiamo cose nuove, sperimentiamo. Ogni cosa trova posto nel nostro lavoro: tutto resta e tutto cresce.

Temi politici e sociali furono centrali per l’inizio del movimento: la musica svolge una funzione politica?

LM: Sicuramente. Il nostro è uno Stato che è sempre stato molto attivo, ha sempre combattuto per questioni politiche, di territorio. Quando il Brasile diventò una repubblica, il Pernambuco dovette lottare duro per mantenere la propria cultura, trasmessa attraverso gli artisti. Sembra molto allegra, certo, ma è fitta di riferimenti storici.

Maracatu, ciranda, coco, rock, hip hop sono elementi presenti nella vostra musica: quali sono le vostre ispirazioni?

D: Sono molte, difficile elencarle: Jacinto Silva, Luiz Gonzaga, Jackson do Pandeiro… e poi altre: europee, tedesche, anche italiane, Mina, Adriano Celentano..

La stagione della psichedelia degli anni 70, nomi come Lula Cortes, Ave Sangria, hanno un ruolo nella formazione della musica di Recife?

LM: Anche se non sembra, molti gruppi sulla scena oggi hanno più di un’influenza della psichedelia pernambucana degli anni 70. Lula Cortes è stato l’esponente più visibile di quel periodo, quando gli Ave Sangria si sciolsero diventarono il gruppo di Alceu Valença, e da allora lui cominciò a produrre quello stesso suono, proprio con loro. Paulo Rafael, il chitarrista, ha avuto un’influenza enorme sugli artisti della generazione degli anni 70 e 80. Noi abbiamo ascoltato tanto Alceu Valença, siamo stati influenzati da quella mistura di chitarra con forrò, baiao.. Robertinho de Recife è il massimo per me.

Los Sebosos Postizos, Sonantes, 3 na Massa, Almaz con Seu Jorge e Maquinado di Lucio Maia. Come riuscite a lavorare con tutti questi progetti paralleli?

P: La Naçao è un gruppo molto grande, ha 8 persone sul palco, ognuna con gusti differenti. Suonare insieme è il nostro modo di lasciare l’ambiente aperto, così che ognuno possa portare i propri gusti musicali, le proprie influenze. I progetti paralleli ci servono per sperimentare gli aspetti che non trovano posto nella Naçao, malgrado sia molto aperta. Alcune di queste formazioni (Almaz, Los Sebosos postizos) sono piccoli gruppi della più larga formazione. Sono lavori differenti ma che conservano un’unità forte, qualcosa che li rende riconoscibili.

A Recife c’è il Memorial Chico Science: cos’è, e come funziona?

LM: Il Comune ha creato una sorta di mini-museo, che mostra varie notizie su Chico, una ricostruzione storica del suo lavoro come musicista, con molte informazioni, video, la chitarra che suonavamo in quel periodo. È come una finestra aperta per mostrare, didatticamente, quello che è successo, quello che Chico rappresenta per Recife, per la musica pernambucana e brasiliana. Uno spazio aperto in una maniera molto rispettosa, bella.

Qual è il vostro rapporto col Brasile, col Pernambuco, dove siete una formazione molto identitaria?

LM: A Recife facciamo concerti per 80-90 mila persone, ed è bellissimo, ma non abbiamo mai avuto il 100% di appoggio del territorio, in relazione ai media.

P: Il pubblico ci rispetta, ci segue, ma è possibile grazie a internet, non ai media o alla Municipalità, non c’è nessuno spazio di comunicazione culturale.
LM: Abbiamo aderito durante il Carnevale alla protesta promossa da Alessandra Leao, di non suonare in luoghi pubblici, i pagamenti agli artisti locali arrivano sempre con grande ritardo, anche 6 mesi dopo, mentre le risorse vengono utilizzate per chi viene da fuori, facendo leva sull’irrinunciabilità da parte nostra di suonare al Carnevale. È una grande mancanza di rispetto, Santo de casa non faz milagres

I cambiamenti politici, le presidenze Lula e Roussef, che segno hanno portato nel Nordest?

P: È cambiato tutto, è migliorata la gestione culturale, l’economia. Il Nordeste rimane sempre un po’ ai margini, le cose progrediscono, ma il gap fra il Nordeste e il resto del paese rimane inalterato. Tutto cresce, ma non si colmano le distanze, i ritardi. Ci vogliono molti anni di lavoro politico dedicati a questa regione. Lula lo ha capito sin dall’inizio della sua presidenza.

A Recife c’è lo stesso problema che affligge Bahia, il crack, la violenza?

D: Il crack si sta espandendo nell’interno del Paese, non solo più nelle città. È un’epidemia, ed è soprattutto un’enorme problema di salute pubblica.

E la chiesa evangelica?

LM: Continua sempre a crescere, è un fenomeno molto preoccupante, pericoloso, è compromessa con la politica, con i media, possiede televisioni, molte radio, ha molto potere.

Si può dire che esiste un asse Sao Paulo- Recife ora in campo musicale, che si estende a quello che sta succedendo in Parà, a Belem, con Gaby Amarantos, Felipe Cordeiro, Pio Lobato?

LM: – Noi conoscevamo questa musica molto prima che diventasse riconosciuta a livello nazionale, c’è una relazione molto forte fra il Pernambuco e il Parà. Musicisti di carimbò come Pinduca, sono sempre stati popolari a Recife. Attualmente Sao Paulo è una città che promuove gli incontri fra persone di ogni parte del Brasile, noi stessi viviamo lì ora.

Come funziona il processo compositivo della Naçao?

È un processo collettivo, lo è stato sempre, fin dall’inizio.

Bisogna essere molto aperti per lavorare così. È raro in Europa…

Non solo in Europa, in tutto il mondo, è un fenomeno raro: un gruppo che compone insieme e dura per tanto tempo.. Di solito c’è una sola mente pensante e gli altri eseguono solamente.

Che farete quando tornate in Brasile?

Abbiamo inciso l’ottavo disco prima di partire in tournée con Marisa Monte. Nel frattempo i musicisti che non sono con noi stanno curando i loro progetti individuali, e appena torniamo cominciamo a lavorare sulla registrazione, ad ascoltare, a editare, per uscire all’inizio del 2014.