L’inchiesta Mondo di Mezzo di cui non abbiamo letto ancora tutte le sfumature e che pure ha descritto un’impressionante capillarità del sistema mafioso nella Capitale, i funerali show dei Casamonica che invece danno immediatamente forma al senso di impunità dei clan, i morti e i feriti anche giovanissimi dietro il mercato della droga. L’economica illegale che – in centro come in periferia – sbiadisce e confonde i confini di quella lecita, sbarra la strada ai lavoratori onesti, cavalca e insieme crea la crisi, cambia la vita delle persone. Il welfare e i servizi appaltati a una fitta rete di mafiosi e colletti bianchi, a discapito delle fasce più deboli della società, che risponde alla logica del profitto anziché a quella dei bisogni e dei diritti.

Non tutto è sempre sotto i nostri occhi – e non potrebbe essere diversamente in una città che ha i numeri e l’estensione della Capitale – ma le mafie svolgono un ruolo fondamentale nelle dinamiche sociali dei quartieri dove la percezione dell’insicurezza è costante e sembra riflettersi nella mancata cura dei beni pubblici, nella sottrazione e negazione degli spazi di cultura, formazione e socialità. La conseguenza è una città che appare immobile e incapace di reagire e pensare al suo futuro e una prospettiva sempre più concreta nella quale vedere crescere il disagio sociale e sgretolarsi lentamente la fiducia nei processi democratici.

Un quadro preoccupante, che necessita di una risposta condivisa e davvero popolare. Per questa ragione abbiamo organizzato “Restart” (sul sito www.dasud.it tutto il programma con dibattiti, fumetti, musica, teatro, cinema, street art, food, giochi per bambini), una sei giorni dell’antimafia e dei diritti che si svolgerà a Roma fino al 27 settembre, giorno dell’assemblea nazionale di daSud, occasione per fare un bilancio sui 10 anni di attività dell’associazione.

E per questa ragione – il 26 settembre alle 15 dentro la Casa del Jazz (bene confiscato alle mafie) – abbiamo dedicato un focus alla Capitale, il tavolo partecipato “Restart Roma”, chiamando a raccolta associazioni, comitati, istituzioni e liberi cittadini che abbiano voglia di condividere idee e pratiche per costruire “proposte per una città dei diritti” e anche per aggiornare il protocollo “Municipi Senza Mafie” sottoscritto nel 2013 da tutti i presidenti di Municipio di Roma.

Pensieri lunghi e pratiche concrete: un pezzo di un ragionamento che dovrà essere necessariamente più ampio, un modo per dare centralità a quel mondo reale a cui purtroppo oggi nessuna istituzione è davvero in grado di parlare, un tentativo di progettare un cambio di punto di vista sul futuro di Roma. Un ragionamento che sia fuori dalla logica dell’emergenza, dalle fughe in avanti, dalle scorciatoie razziste e giustizialiste e che sia invece dentro un quadro che tenga insieme un nuovo decentramento, interventi sulle aree – geografiche e sociali – del disagio, progetti innovativi per i beni pubblici come luoghi di promozione sociale e culturale, di composizione degli interessi territoriali.

Una grande ambizione collettiva che sappia cogliere e affrontare la sfida cruciale che le mafie e il sistema della corruzione ci pongono: il consenso. Oggi a Roma (per la verità in molte aree del Paese) i clan hanno (e ne conquistano ogni giorno di più) un vasto e preoccupante consenso sociale, costruito con i soldi della droga e imponendo la propria presenza sui territori, dando pane e lavoro a chi ne ha bisogno, fornendo servizi a e assistenza ai cittadini, credito e vigilanza alle imprese, versando milioni di euro nelle tasche dei professionisti, modificando senso e struttura del mondo cooperativo e del terzo settore.

Da questo nodo irrisolto occorre partire per parlare ai cittadini, per costruire un sistema delle opportunità credibile e la fiducia nel sistema democratico e dei diritti. Da qui parte la discussione dentro Restart, per prendere la via che tutti insieme con generosità e rigore decideremo di seguire.

  • L’autore fa parte dell’Associazione daSud