Per spedire denaro ai parenti in Argentina basterà comprare Libra in cambio di euro e inviarle come si invia un messaggio su WhatsApp. Libra sarà infatti una moneta virtuale che potranno scambiarsi gli utenti dei social network controllati da Mark Zuckerberg (oltre a WhatsApp e Facebook, anche Messenger e Instagram) e che potrà essere cambiata con valuta reale.

MESSA COSì sembra facile, ma realizzare una moneta ex novo per un mercato potenziale di 2,4 miliardi di utenti significa progettare un sistema di sicurezza delle transazioni efficiente e a prova di cracker. Per descrivere il progetto, il 18 giugno Facebook ha diffuso un white paper di 12 pagine più altre 96 di detttagli tecnici. Da allora, gli specialisti del fintech si stanno dannando per capire cosa sarà davvero Libra dalla sua entrata in funzione nel 2020. Da un lato, Libra ricorda molto il «bitcoin», la moneta elettronica utilizzata soprattutto su Internet e priva di una banca centrale. Dall’altro, condivide molte caratteristiche con le monete tradizionali.

LE MONETE TRADIZIONALI, come l’euro e il dollaro, sono stampate solo dalle banche centrali. Le altre istituzioni che garantiscono le transazioni si impegnano a controllare che, se un euro viene speso in una transazione per comprare merci o titoli, non può essere usato allo stesso tempo in un’altra transazione perché sarebbe una truffa. Con i bitcoin, spariscono le autorità centrali. Il numero di monete in circolazione è limitato da un algoritmo (pubblico). Per garantire che un bitcoin non venga usato due volte, i suoi utilizzatori, attraverso un computer, partecipano alla continua verifica di un registro di transazioni pubblico, su cui sono scritti tutti gli scambi. Il registro pubblico fa in modo che i conti tornino, e che i bitcoin in mano a ciascun utente siano uguali alla differenza tra quelli incassati e quelli ceduti. Ogni utente collegato alla rete bitcoin partecipa al processo di verifica e di individuazione automatica di eventuali anomalie. Questo sistema si chiama «blockchain».

COME NEL BITCOIN, anche le transazioni in Libra saranno garantite da un registro pubblico. Però, a differenza del bitcoin, la validità del registro non è affidata a tutti gli utenti, ma a una rete di utenti privilegiati selezionati dalla Libra Association. Nei piani di Facebook, questa gerarchia dovrà essere superata per assomigliare di più al bitcoin. Ma la democrazia della blockchain è allo stesso tempo un limite tecnico: la validazione delle transazioni richiede molto tempo e rallenta il ritmo delle transazioni, che possono al massimo essere 7 al secondo. Libra arriverà a circa 1000 transazioni al secondo, ma è un limite ancora insufficiente per competere con le major delle monete elettroniche: la Visa, che gestisce le transazioni virtuali basate sulle carte di credito, riesce a smistare circa 3000 scambi al secondo.

Rispetto a bitcoin, la cui natura essenzialmente speculativa ha visto scendere il suo valore del 70% nel solo 2018, Libra promette di essere una moneta meno soggetta alle speculazioni. La riserva da cui attingere per stampare moneta, nelle dichiarazioni di Facebook, sarà composta da depositi bancari e investimenti a basso rischio come titoli di stato e valute stabili. In questo modo, il valore di Libra dovrebbe rimanere stabile rispetto alle monete più diffuse come dollaro, euro e yen. In realtà, tutto dipenderà dalla scelta del «paniere» e da quante Libra circoleranno. Se ci fosse grande richiesta di Libra, potrebbero essere le monete a fluttuare in funzione di Libra, che così acquisterebbe un potere di impatto monetario reale.

CHE ZUCKERBERG punti a surclassare bitcoin si deduce anche dal nome scelto perla sua moneta. Libra in inglese è il segno zodiacale della bilancia, un simbolo di equilibrio e di stabilità. E si contrappone ai gemelli, segno associato alla doppiezza e all’oscillazione. Forse è una sottile frecciata diretta ai gemelli Vinklevoss, che dagli esordi di Facebook accusano Zuckerberg di avergli rubato l’idea: recentemente, proprio i Vinklevoss si sono buttati nel mercato dei bitcoin con una piattaforma chiamata, per l’appunto, Gemini.