Appuntamento oggi in Turchia per le elezioni comunali, prime di tre importanti consultazioni previse entro il 2015. Oltre 52 milioni di elettori si recheranno alle urne per scegliere i sindaci e gli amministratori in 81 province e relative circoscrizioni. Per molti si tratta tuttavia di un referendum sull’operato del Partito – conservatore di ispirazione islamista – della giustizia e dello sviluppo (AKP), alla guida del paese dal 2002. Lo stesso premier Tayyip Erdogan ha dichiarato di considerare queste consultazioni come delle vere e proprie «elezioni politiche».

Sarà un test cruciale per l’esecutivo alle prese dallo scorso dicembre con accuse di corruzione, interferenze nel potere giudiziario e nelle decisioni di alcuni media. Il tentativo di arginare tali accuse, che continuano ad arrivare tramite i social media per poi essere diffuse attraverso la rete, si è tradotto dieci giorni fa nel blocco di Twitter. La stessa sorte è toccata giovedì scorso a Youtube dopo la pubblicazione di un file audio relativo ad un incontro segreto tra il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, i vertici dei servizi segreti e delle forze armate su un’eventuale operazione militare da attuare in Siria. Il governo accusa il movimento Hizmet dell’imam Fethulah Gülen (in auto-esilio negli Stati uniti dal 1999) di essere dietro a quest’ultima infiltrazione, come pure alle precedenti registrazioni audio messe in circolazione.

L’obiettivo posto dall’AKP per questa tornata elettorale è di riconquistare almeno il 38% delle preferenze, così come avvenuto nelle amministrative del 2009, anche se le aspettative del partito si aggirano attorno ad un 40%. Sul fronte dell’opposizione il Partito repubblicano del popolo (CHP), guidato da Kemal Kiliçdaroglu, ha presentato due concorrenti forti nelle province chiave di Istanbul ed Ankara. Mentre gli ultimi sondaggi indicano il candidato Mustafa Sarigül ancora in svantaggio rispetto a Kadir Topbas (AKP), sindaco uscente di Istanbul, nella capitale Mansur Yavas sta mettendo in difficoltà l’oppositore Melih Gökçek (AKP) che amministra la metropoli da 20 anni.

L’esito delle elezioni determinerà il futuro del paese su più fronti. Mentre il premier ha già annunciato che dopo l’appuntamento di oggi scatterà la caccia alle streghe per i membri della confraternita di Gülen, nel caso di un rinnovato successo elettorale per il suo partito, Erdogan metterà in moto il processo per diventare il nuovo presidente della repubblica, con poteri allargati. Le probabilità, invece, che l’attuale presidente Abdullah Gül assuma l’incarico di nuovo presidente di partito ed eventualmente premier sono sempre più forti.

Nel caso di una sconfitta si parla invece di una possibile rottura all’interno del partito da parte delle componenti nazionaliste. Questo scenario escluderebbe la candidatura a presidente di Erdogan, mentre si renderebbe necessaria la modifica dello statuto del partito affinché il primo ministro possa ricandid[/FIRMA]arsi per la quarta volta alle elezioni.

Si attende che gli episodi di Gezi Park dell’estate scorsa che hanno portato milioni di manifestanti in piazza contro l’autoritarismo e le limitazioni alle libertà individuali del governo turco concorrano ad accrescere i voti dell’opposizione. I sondaggi pronosticano che il CHP otterrà il 30% delle preferenze (sette punti in più rispetto al 2009), mentre si attendono sorprese anche per quanto riguarda il Partito filo curdo della Pace e della democrazia (BDP) e il Partito d’azione nazionalista (MHP), formazione quest’ultima che risulta maggiormente avvantaggiata dagli scandali di corruzione che coinvolgono il governo.

*Osservatorio Balcani Caucaso