Mare Nostrum era il nome che i romani avevano dato al Mediterraneo, Mare Magnum Nostrum è il titolo che Gea Casolaro – artista da anni impegnata nella ricerca partecipativa e relazionale – dà al suo ultimo progetto. Il mare è lo stesso, ma quel magnum fa da cassa di risonanza a nostrum, ampliandone il senso di appartenenza. Il Mediterraneo è stato la culla di tante civiltà, non solo greca o romana, ma anche egizia, fenicia (che oggi diremo libanese, palestinese, siriana e africana con la sua Cartagine), e ancora bizantina e araba, fin quando la conquista dell’America e di nuove rotte commerciali non ne ha ridimensionato le acque all’idea di mare.
Mare Magnum Nostrum è «un’opera aperta – dice Gea Casolaro – a cui chiunque può partecipare. Per ora sono riuscita a coinvolgere soprattutto una parte del Mediterraneo, ma spero di raggiungere pure le altre sponde perché siano rappresentate tante realtà».

Come? Qualsiasi persona è libera di caricare sulla piattaforma www.maremagnumnostrum.art delle foto che guardano al Mediterraneo da qualsiasi prospettiva geografica ed emotiva, possono essere foto di svago e tempo libero, ma anche di addii, speranze o miseria. E continua: «Per questo motivo sto cercando di coinvolgere le associazioni umanitarie, non vorrei ci siano solo foto di vacanze, ma anche di naufragi». É infatti l’artista a selezionare il materiale pervenuto (il processo resterà attivo per circa un anno) e a renderlo visibile poi sulla piattaforma che si costituisce come un archivio in progress.

«É UN PROGETTO PENSATO in pieno lockdown – spiega il curatore Leonardo Regano – e che, in un momento di chiusura, ci ricorda la connessione che il Mediterraneo rappresenta». E questa idea si riflette sul modo in cui viene allestita l’opera che il 12 novembre ha fatto la sua prima tappa in Croazia, a Spalato. «Per la questione covid gli ingressi al Palazzo di Domiziano sono limitati, solo due persone alla volta possono entrare nella stanza dove si trova l’installazione ambientale, ma una volta dentro il visitatore diventa parte attiva e si riconnette alla comunità». Le fotografie sono riposte in alcune scatole e si è liberi di sceglierle e collocarle in base alla provenienza su di un disegno del Mediterraneo e dei Paesi che si affacciano su di esso, cambiando di volta in volta il volto di questo mare, raccontandone le tante storie.

PROMOSSO dalla Direzione Regionale Musei Emilia Romagna (in collaborazione con Hulu – Split e qwatz-contemporary art platform), il progetto è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020) programma di promozione dell’arte contemporanea della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mibact.
Nel 2021 l’opera (installazione e archivio web) confluirà nella collezione permanente del Museo Nazionale di Ravenna e aggiunge l’artista a tal proposito: «Sono contenta che non sia un museo dedicato solo al contemporaneo e che racconti invece la storia di tante culture nei secoli perché Mare Magnum Nostrum vuole rappresentare quello che il Mediterraneo è oggi per noi».