Sono passati oltre vent’anni da quando Valerio Evangelisti, autore tra l’altro della saga dell’inquisitore Eymerich e del Sole dell’avvenire, lanciò l’idea che ormai fosse soprattutto la letteratura di genere e quasi per niente quella cosiddetta mainstream ad indagare i cambiamenti e le trasformazioni profonde che, a ritmo sempre più incalzante, investivano il nostro assetto sociale, politico, culturale ed economico, stravolgendo modi e forme di vita consolidati.

DA ALLORA, tale fenomeno non è cessato, divenendo in poco tempo una delle caratteristiche quasi irrinunciabili di un buon noir. Quest’ultimo, infatti, è forse il genere che più ha cercato di diventare strumento di indagine del cambiamento sociale. Per rimanere all’interno del nostro paese ed entro i confini del genere, autori come Massimo Carlotto, Giampiero Simi o Tersite Rossi sono soltanto alcuni tra i rappresentanti più significativi di tale tendenza.
Anche Valerio Varesi, con i romanzi dedicati al commissario Soneri, ad esempio, ha sempre cercato di far emergere una descrizione del sostrato socio-economico e non soltanto ambientale delle vicende e dei luoghi in cui si svolgono le storie narrate. Bisogna dire, però, che con la sua ultima fatica, il romanzo L’ora buca (Frassinelli, pp. 328, euro 17, 50) lo scrittore di Parma si è spinto molto più avanti nella disamina critica della realtà e nel discorso politico conseguente. Si tratta di un’opera difficilmente definibile e lontana dai suoi altri scritti: non è un’inchiesta né il racconto di episodi storici recenti.

QUELLO CHE, però, resta immutato rispetto alle altre opere è la capacità di raccontare di Varesi, la semplicità e al contempo la raffinatezza della sua scrittura, la suspence che si sprigiona dalla narrazione, tenendo il lettore avvinto e quasi incatenato alla pagina. E poi, la vividezza interiore dei personaggi, che appaiono davvero reali, con il proprio carattere e complessità interiore e non solo nel caso del protagonista e di quelli principali. La storia, narrata tutta in prima persona, è incentrata sulla figura di un professore di liceo di materie scientifiche. Irrequieto, insoddisfatto della propria condizione, si sente ancor più sfiduciato nel dover «vendere» come certezze tesi scientifiche che per loro stessa natura sono confutabili. E doverlo fare, per di più, ad adolescenti che già di loro sembrano non possedere alcuna certezza. Questa sua situazione, i suoi dubbi, le sue insicurezze, emergono nei discorsi che i protagonista fa durante le ore buche, con un suo collega, il prof. Pampaluga, anche lui insegnante di scienze, che condivide i dubbi dell’amico ma riesce a comportarsi in maniera più cinica in quanto è totalmente preso dal rapporto, a dir poco inconsueto, con la moglie. Pampaluga, infatti, incontra la sua donna solo in un club per scambisti o in altre situazioni simili, senza mai avere la certezza che riuscirà a trovarla o che si tratti proprio di lei.

MENTRE STA CERCANDO un lavoro che possa soddisfarlo maggiormente, il protagonista, di cui non sapremo mai il nome, entra in contatto con l’Agenzia, un’organizzazione che lavora nel campo dell’immaginario, che è convinta che la realtà sia ormai completamente sostituita dall’immaginario. Il suo primo lavoro è impersonare il marito morto da poco per una vedova che si rifiuta di accettare tale realtà.
Un po’ alla volta il professore inizia a conoscere sempre più a fondo l’Agenzia, i suoi metodi, i suoi obiettivi. Passa poi a organizzare una campagna diffamatoria, a base di fake news nei confronti di un magistrato. Il suo coinvolgimento diverrà sempre maggiore fino a una conclusione davvero poco prevedibile e davvero «cattiva» se ci si riflette un po’. A metà tra un sano «complottismo» non alla Quanon o alla No-vax, ma tipo i romanzi di Tersite Rossi e, per un altro verso, alla fantascienza distopica nobile – alla 1984 – o a V per vendetta, il nuovo romanzo di Valerio Varesi oltre a rappresentare una lettura coinvolgente e intrigante, spinge davvero a riflettere e a interrogarsi sui modi di funzionamento attuali della macchina sociale e sulle strategie di resistenza di un sistema sociale non soltanto intollerabile ma assolutamente insostenibile.