Termineranno sabato prossimo, a Roma le riprese de Il giovane favoloso, il film di Mario Martone su Giacomo Leopardi. Il titolo è tratto dalla definizione di Anna Maria Ortese del poeta recanatese in Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi (nella raccolta Da Moby Dick all’Orsa Bianca-Scritti sulla letteratura e sull’arte, Adelphi 2001): «Così ho pensato di andare verso la grotta, in fondo alla quale, in un paese di luce,dorme, da cento anni, il giovane favoloso …».

Se a teatro Leopardi è stato per Martone le Operette morali, per la sceneggiatura del film il regista napoletano e Ippolita di Majo hanno lavorato a partire dalle opere e dall’epistolario del poeta, nel quale appaiono i frammenti della sua breve esistenza: dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio. La famiglia, l’amico Antonio Ranieri, gli intellettuali del tempo, la donna per la quale si accese di passione, Fanny Targioni-Tozzetti… Anche se non è l’aspetto aneddotico che interessa Martone. Come in Noi credevamo il Risorgimento veniva raccontato dal punto di vista dei patrioti in armi, utilizzati e poi traditi dalla politica delle corti europee, il film segue la vita di un libero pensatore, ironico e socialmente spregiudicato, ribelle, emarginato dalla società ottocentesca, stretta tra le continue ribellioni alle monarchie e il conformismo delle restaurazioni, che sullo schermo avrà la fisicità sottile di Elio Germano. «Non m’interessano particolari chiavi di interpretazione, ma piuttosto leggere ciò che Leopardi ha scritto e ha vissuto, perché le due cose sono molto legate tra loro. Leopardi, infatti, è più uno scrittore del Novecento che dell’Ottocento e la sua esperienza individuale s’intreccia sempre con ciò che scrive» dice Martone. La sua scommessa è piuttosto quella di mostrare la modernità «scandalosa» dell’artista, la sua capacità di trovare la verità nel dubbio, lo sguardo implacabile esercitato su se stesso e sul mondo.

Gli eredi hanno aperto la casa natale consentendo le riprese nella famosa biblioteca del padre Ranieri, una delle più vaste dell’epoca, e nella stessa camera da letto di Leopardi. Avere accesso alle stanze chiuse al pubblico e ascoltare i racconti della famiglia hanno consentito Germano un lavoro di immedesimazione più profondo.

Il viaggio è proseguito a Firenze per filmare l’incontro-scontro con la società intellettuale dell’epoca, a partire dal Gabinetto Vieusseux e il Salotto Lenzoni: per girare gli interni (gli originali sono stati rimaneggiati) è stato necessario sbarcare a Napoli dove la Biblioteca Nazionale, all’interno di Palazzo Reale, e Villa Pignatelli, con i suoi arredi d’epoca, hanno fornito il set giusto.

Napoli è attraversata dai segni del passaggio di Leopardi: qui c’è la tomba, il palazzo in cui abitò con Ranieri (è Michele Riondino), nella stessa Biblioteca Nazionale è stato recentemente ritrovato un inedito autografo di Leopardi, conservato all’interno del corpus dei manoscritti del poeta. La città, dalla fine del settecento, era attraversata da moti contro la monarchi borbonica. Ferdinando IV e Francesco I regnavano su un popolo che insorgeva in armi ed ergeva barricate, la vendetta ogni volta sanguinosa.

«Governo di fottuti briganti» secondo la definizione di Leopardi. Gli intellettuali si riunivano tra il caffè Gambrinus e i circoli culturali intono al San Carlo, sempre più spinti verso le società segrete. Pubblicamente il folklore addomesticato occupava la scena. Così in piazza del Plebiscito è stato ricreato un caffè dell’epoca per raccontare l’incontro di Leopardi con la società in fermento. L’università Suor Orsola Benincasa, insediata in un antico convento, ha offerto gli scorci suggestivi e gli interni, mentre nel Lanificio, un’antica fabbrica accanto a Porta Capuana, è stata ricreata la città popolare. E poi Pompei, scoperta solo il secolo precedente, e Torre del Greco dove Leopardi cerca sollievo dalla malattia polmonare e sfuggire al colera che imperversava a Napoli.

Infine un passo indietro questa settimana a Roma: da casa avevano tagliato i viveri e Leopardi cerca sostegno economico presso la famiglia Antici, parenti della madre molto vicini all’ambiente vaticano, per proseguire la sua fuga dal destino di cardinale che i genitori sognavano per lui. La Roma papalina e quella artistica per completare il viaggio nella storia e nel pensiero di un intellettuale, spesso appiattito su un’immagine addomesticata. « Soltanto ora Leopardi comincia a parlarci. E di questioni fondamentali, il rapporto con la natura e con la scienza, la ricerca della felicità e il valore delle illusioni. É un artista profetico, come Pasolini». Nel cast ci sono anche Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Sandro Lombardi, Iaia Forte.