Il risultato delle elezioni politiche del 2012 in Grecia ha colto di sorpresa la classe politica greca e l’establishment politico europeo. Syriza, un partito di sinistra che fino a quel momento non aveva ottenuto più del 5% dei voti, è arrivato secondo con il 26%, diventando il principale partito di opposizione.

Questo fatto ha colto di sorpresa politici europei e creditori del paese ellenico, che hanno imposto ai cittadini greci pesantissime misure di austerità proprio per salvare le banche creditrici di Atene. Dall’inizio del 2010 la coalizione di Syriza si è opposta con forza al cosiddetto Programma di aggiustamento economico, sostenendo che esso potesse soltanto peggiorare le condizioni del paese, nonostante rappresentasse un fattore di rassicurazione per la finanza. Cinque anni più tardi le previsioni di Syriza si sono tristemente avverate. L’economia greca si è ridotta di più di un quinto, la disoccupazione è più che triplicata, colpendo più duramente le fasce più giovani della popolazione che sono emigrate in gran numero, il welfare state è scomparso, la miseria sociale è esplosa con la scomparsa della classe media e l’impoverimento delle fasce più povere.

Syriza sostiene che il Piano di aggiustamento economico deve essere sostituito con un Piano di ricostruzione nazionale, composto da quattro elementi fondamentali: affrontare la crisi umanitaria che sta vivendo il paese; rilanciare l’economia e riformare il sistema fiscale promuovendo politiche contributive giuste; aumentare l’occupazione; riformare il sistema politico nazionale in modo da promuovere i processi decisionali democratici.

In particolare, per alleviare l’impatto della crisi sulle fasce più deboli della società sono state già pianificate una serie di politiche di emergenza: elettricità gratis per le famiglie sotto la soglia di povertà, buoni pasto alle famiglie senza reddito, sussidi per l’affitto, cure mediche gratuite per i disoccupati con assicurazione sanitaria scaduta, trasporti pubblici gratis per i disoccupati da più tempo e per quelli sotto la soglia di povertà, riduzione delle accise sul petrolio da riscaldamento (non per i trasporti) e la reintroduzione della tredicesima per i pensionati che ricevono meno di 700 euro al mese.

Rilanciare l’economia è un obiettivo di eguale importanza. Uscire dalla spirale deflazionistica nella quale è entrato il paese è uno degli obiettivi politici principali. Per questo motivo sono state pianificate misure che prevedono sia il rilancio della domanda domestica sia misure che correggano le ingiustizie di un sistema di contribuzione fiscale altamente regressivo. A questo fine Syriza propone di alzare di nuovo a 751 euro il salario minimo mensile, ridotto a 516 euro, e un programma biennale di creazione di posti di lavoro. In una prospettiva di lungo periodo le iniziative per la crescita includono la fondazione di una banca pubblica per gli investimenti, insieme a due istituti di prestito pubblici che eroghino credito a contadini e medio piccoli imprenditori. Sul piano europeo, un eventuale governo Syriza si attiverebbe a supporto del quantitative easing e dell’acquisto di titoli governativi da parte della Bce, come anche a escludere gli investimenti pubblici dalle restrizioni contenute nel Patto di stabilità. Per finire, la trasformazione del sistema politico nazionale include anche l’adozione di misure che rafforzino i meccanismi di democrazia diretta e rappresentativa, includendo la riapertura della televisione pubblica (Ert) chiusa nel giugno del 2013 dall’attuale governo.

Riguardo al debito pubblico, Syriza propone una conferenza europea, dove si discutano proprio la questione del sovra-indebitamento e le possibili soluzioni alla luce di quelle che erano state le politiche suggerite nella conferenza di Londra del 1953 per fronteggiare il debito della Germania post-bellica. L’obiettivo del partito è quello di avere gran parte del debito pubblico cancellato e gli interessi sul rimanente indicizzati ai tassi di crescita del paese. Sebbene nel 2013 il congresso del partito abbia deciso che le soluzioni di politica economica per il paese siano da cercare all’interno della moneta unica, questo obiettivo non sarà rispettato ad ogni costo.

Le prospettive per l’economia greca sono a dir poco difficili. Il paese ha sofferto duramente i danni della crisi economica e delle politiche di austerità che hanno indotto la Grecia ad una delle più profonde recessioni tra i paesi Ocse. È stato stimato che dall’inizio della crisi la perdita potenziale di Pil ammonta al 30% nel 2013, dato che è stimato crescere fino al 35% nel 2015. Una tale perdita rende la capacità di ripresa ai livelli di crescita pre-crisi del paese estremamente difficoltosa. Per questa ragione le politiche proposte da Syriza non sono solo necessarie ma essenziali per l’economia, la società e la sopravvivenza politica del paese.

(traduzione di Alessandro Bramucci)