«Onestà e competenza non sono presupposti sufficienti per amministrare Roma. Abbiamo lanciato una sfida che consiste nel costruire un progetto politico. Per farlo siamo partiti dalle biografie dei nostri candidati. Il motivo è semplice: non ci serve una classe di esperti, ci servono persone che lavorano politicamente e che in questo senso incidono sulla realtà». Per spiegare il senso della lista Sinistra civica ecologista, il presidente del municipio VIII di Roma Amedeo Ciaccheri ribalta il piano sul quale molti contendenti ormai impostano il discorso politico, legandosi a presupposti etici o a presunte gerarchie di merito che servono a evitare la politica in quanto espressione partigiana.

Che Roma è emersa dalla campagna elettorale appena conclusa?
Una città reduce dalla pandemia, che somma la disillusione di questi cinque anni di amministrazione Raggi alle ferite economiche, sociali e psicologiche della pandemia. Ma ci sono molte energie in movimento: questa città sente di essere a un bivio e attende il cambiamento.

E voi come interagite con questo contesto?
Abbiamo voluto portare dentro la coalizione una voce di sinistra. Dentro la prossima maggioranza ci sarà chi si occuperà di chi non ha voce. Pensiamo che civismo e municipalismo sono le chiavi del futuro, come ha fatto Ada Colau e come accade in Germania. È da qui che si parte per ricostruire i nessi democratici.

C’è il rischio che la prossima amministrazione sia incardinata alla mega-macchina di Expo, e che la sinistra possa incidere poco?
Dal 2021 al 2033 si sommeranno quattro direttrici di sviluppo: i fondi del Pnrr, il Giubileo del 2025, Expo 2030 e l’appuntamento ancora in fase di definizione in occasione dei 2000 anni dalla morte di Cristo. Roma sarà al centro dei flussi internazionale e ci saranno investimenti su infrastrutture e sviluppo economico della città. Il modo in cui verranno utilizzate queste risorse è la grande partita della campagna elettorale.

La destra pareva forte ma sembra debole sui territori.
Resta il nemico da battere. Dopo il primo turno dovremo coalizzare il campo progressista e democratico. Non parlo di apparentamenti ma della necessità di costruire il campo contro la destra, che dalla sua ha il sentimento globale egoista e isolazionista che trae forza dalla crisi economica. Eppure sono arrivati alle elezioni impreparati e confusi, senza classe dirigente. A Roma la destra si è affidata a un retore che non ha saputo rappresentare null’altro che l’immagine folcloristica della città.

Qual è la prima cosa che dovrebbe fare Gualtieri una volta divenuto sindaco?
Serve un grande piano di cura. Dobbiamo ricostruire la fiducia della città, non servono solo lavori pubblici. Bisogna dare immediatamente un segnale mettendo in moto una macchina che deve occuparsi dei fragili e degli ultimi. Il welfare cittadino è anche il prodotto della società attiva e dell’autogestione, che hanno bisogno di vedersi parte di un programma di investimenti pubblici sul quale è basatala sopravvivenza stessa dei romani e delle romane. Anche per questo ho parlato di un reddito di cittadinanza universale su base municipale, abbiamo bisogno di nuovi strumenti per proteggere chi è rimasto indietro.