«Un’altra regione con Acerbo» suona come «l’altra Europa con Tsipras», ma bisogna fare attenzione, se quella della sinistra per Bruxelles è un’impresa difficile quella di Maurizio Acerbo per la presidenza dell’Abruzzo è un’impresa epica. 49 anni, dalla Fgci all’ingraismo alla Rifondazione di cui è stato consigliere comunale e deputato, nel 2008 capeggiò la mozione che vinse contro Vendola già proponendo di fare una Syriza italiana. Decidendo poi di restarsene nel suo Abruzzo, che ama e dov’è amato, tosto consigliere regionale che ha scoperchiato lo scandalo dell’acqua inquinata. Con i radicali sulla cannabis e sulla condizione dei detenuti, ha fatto approvare in consiglio una risoluzione a sostegno del satyagraha di Marco Pannella. Rosso-verde dalla lotta contro il traffico pesante, 1980 («E oggi D’Alfonso ha come simbolo un tir», sorride), comunista vicino ai movimenti, radio libere e dj, il post punk una passione quasi come la politica, gli incontri della vita Laura Conti, Vezio De Lucia, Primo Moroni, Bifo.

Ultrà della lista Tsipras, Acerbo però a casa sua non l’ha potuta fare: Sel è in coalizione («sul caravanserraglio», dice) con il candidato del Pd Luciano D’Alfonso. Discorso spinoso: «È incomprensibile non avere con me Sel, che sta in un caravanserraglio che conta circa 80 candidati provenienti dalla destra. E con un presidente impresentabile e incandidabile. E con gli esponenti del ’partito dell’acqua’, i vertici delle società del servizio idrico responsabili dell’erogazione dell’acqua contaminata da cancerogeni, vicenda che tra l’altro si è chiusa grazie alla nostra battaglia. Ma ho fatto un voto: per tutta la campagna, per non creare problemi alla Lista Tsipras, non cito Sel».

Perché D’Alfonso «impresentabile e incandidabile»?

In qualsiasi paese europeo le vicende che lo riguardano avrebbero condotto alla sua incandidabilità. Ha ammesso di ricevere cospicui finanziamenti dal più grande imprenditore abruzzese, il gruppo Toto, fra l’altro concessionario delle nostre autostrade. Quando D’Alfonso firmerà l’accordo-quadro con il governo per gli investimenti in opere pubbliche, o deciderà come spendere i fondi europei, quanto peserà il suo rapporto con Toto?

Dice che il Pd sorvola sul conflitto di interesse?

Nella vicenda di Bussi, la più grande discarica tossica europea secondo il Wwf, il Pd dalfonsiano da anni cerca di imporre un progetto per una gigantesca cava con annesso cementificio, invece di occuparsi della bonifica delle aree. Quanto a D’Alfonso, per anni non ha fatto prelievi in banca, ma ha versato ingentissime somme. Dice che provengono da una zia, come fece un certo premier rumeno. Non è una barzelletta. Ma è possibile candidare uno che si difende dicendo che campava con i soldi della zia?

Lo dica lei.

Il Pd ha sottoscritto la ’carta di Pisa’, il codice etico, salvo poi accorgersi che D’Alfonso appena eletto si dovrebbe già dimettere per tutti i procedimenti che ha in corso. Trovo stucchevole che il centrosinistra si indigni per le amanti del presidente Chiodi e non per i rapporti fra D’Alfonso e alcune imprese. Per noi non far parte di quella coalizione è una questione morale, nella regione già consegnata alle destre grazie agli scandali che hanno riguardato i maggiori esponenti del Pd. Qui il Pd ha più indagati che la camorra in Campania. Ma la cosa che dà il segno dell’irresponsabilità di queste «camarille», uso l’espressione di Berlinguer, è che se D’Alfonso fosse condannato in uno dei tanti processi che sta affrontando dovremmo subito tornare al voto.

Quello che racconta tira la volata a Grillo più che a un comunista.

Purtroppo sì. Ma la «tranquilla» candidata grillina non sa queste cose e infatti è stata la prima a disertare i confronti tv. E la contestazione dei sistemi di potere corrotti che producono danni ambientali e sociali enormi non è un terreno grillino o dipietrista. Io sono cresciuto da bambino guardando ’Le mani sulla città’, seguendo Impastato, Rostagno e Pio Latorre. Insomma, la sinistra che faceva il suo dovere. E se la sinistra non fa il suo dovere e mendica un contributo per l’associazione culturale degli amici, non fa la sinistra. E si merita Grillo.

La sua è una campagna elettorale sulla cronaca giudiziaria?

Non sono giustizialista. Faccio comizi in collegamento skype con Davide Rosci, che ha preso sei anni perché fotografato nei pressi di un blindato che poi, dico poi, è andato a fuoco a piazza San Giovanni durante gli scontri degli indignati (ottobre 2011, ndr). Lui è una vittima della mancanza di garantismo nel sistema penale, non questi plurindagati che candidano le loro facce di bronzo. In Abruzzo il garante dei detenuti è stato istituto su proposta di legge e dopo battaglie nostre, mica dei partiti degli indagati.