La fame non è una «malattia inguaribile» generata da un destino avverso, ma la conseguenza di «conflitti e cambiamenti climatici».

Papa Francesco, per la Giornata mondiale dell’alimentazione, nell’anniversario della fondazione della Fao (16 ottobre 1945), si reca alla sede romana dell’agenzia Onu per la nutrizione e l’agricoltura, propone la sua analisi (guerre, sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta e cambiamenti climatici cause della fame e delle migrazioni) e detta la sua ricetta per combattere la malnutrizione: «l’amore che ispira la giustizia» e che dovrebbe essere trasformato in azioni concrete dagli organismi internazionali.

Un discorso che mette a fuoco le cause e che poi propone soluzioni tanto condivisibili quanto generiche. Del resto Francesco parla da pontefice e fa appello alle coscienze.

L’analisi individua le ragioni della fame e delle migrazioni: i «conflitti e i cambiamenti climatici». «Come si possono superare i conflitti?», si chiede papa Francesco. Impegnandosi «per un disarmo graduale e sistematico» e fermando la «funesta piaga del traffico delle armi»: a che serve «denunciare che a causa dei conflitti milioni di persone sono vittime della fame e della malnutrizione, se non ci si adopera efficacemente per la pace e il disarmo?».

«Quanto ai cambiamenti climatici, ne vediamo tutti i giorni le conseguenze», aggiunge Francesco. L’Accordo di Parigi sul clima affronta il problema, ma «alcuni si stanno allontanando». Al presidente Usa Trump saranno fischiate le orecchie. «Riemerge la noncuranza verso i delicati equilibri degli ecosistemi, la presunzione di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità di profitto», prosegue il papa, che auspica «un cambiamento negli stili di vita, nell’uso delle risorse, nei criteri di produzione, fino ai consumi». «Guerre e cambiamenti climatici determinano la fame, evitiamo dunque di presentarla come una malattia incurabile».

L’invito è a «cambiare rotta». Non con le ricette maltusiane («diminuire il numero delle bocche da sfamare» «è una falsa soluzione se si pensa ai modelli di consumo che sprecano tante risorse»), ovviamente irricevibili per la dottrina sociale della Chiesa, ma con un’equa distribuzione delle risorse. Anche se, precisa Francesco, «ridurre è facile, condividere invece impone una conversione, e questo è impegnativo».

Interviene allora il comandamento evangelico dell’amore, «principio di umanità nel linguaggio delle relazioni internazionali». «La pietà – aggiunge il papa – si ferma agli aiuti di emergenza, mentre l’amore ispira la giustizia». Declinato concretamente significa contribuire a che «ogni Paese aumenti la produzione e giunga all’autosufficienza alimentare», «pensare nuovi modelli di sviluppo e di consumo».