Il numero degli sfollati sul versante umbro dell’Appennino continua inesorabilmente a salire: 5.008 è l’ultimo dato fornito dalla Protezione Civile. L’assistenza non è semplice, ogni persona porta con sé esigenze diverse e dunque diverse soluzioni: 607 sono alloggiate nelle tensostrutture, 1.002 negli hotel del lago Trasimeno, 70 in sistemazione autonoma e 3.399 in strutture messe a disposizione dai comuni colpiti. E che continuano ad essere colpiti: le scosse percettibili sono ormai inquietante quotidianità, colpi ininterrotti che di volta in volta provocano altri danni. Si calcola che in media, nei comuni interessati, siano l’80% gli edifici inagibili, otto case su dieci.

Statistiche asettiche che non possono da sole raccontare il clima che pesa sulle comunità colpite: alle scosse che non cessano (ieri alle 1.35 di notte la più forte, di grado 4.8) e che rendono complessi i sopralluoghi e la definitiva stima dei danni, si è aggiunta la pioggia che non aiuta a ricreare neppure una finzione di normalità. Le tende collettive sono arrivate, dietro le forti pressioni della gente, ma riescono con difficoltà a far fronte al freddo che si insinua tra i monti dell’Appennino.

Si guarda a Natale, alla promessa dei container. Gli uomini della Protezione Civile impegnati in questi giorni in Valnerina non sono ottimisti: per l’urbanizzazione delle zone destinate ai container, ci spiegavano i volontari nei giorni scorsi, ci vuole tempo come tempo ci vuole per allacci e fogne.

Meglio fare un passo alla volta: prima le tende, ieri il centro sanitario di base montato a Norcia (1.500 metri quadrati per farmacia, asilo, ambulatori, assistenza psicologica, pedriatria) e tra pochi giorni il trasferimento di circa 600 animali, tra ovini e bovini, in una stalla messa in sicurezza a Castelluccio di Norcia. Ma l’emergenza non è che tamponata: sono oltre 200 le stalle nella zona di Norcia, 2mila i bovini e 10mila gli ovini da tutelare.

Un passo dopo l’altro per ricostruire il tessuto sociale. E anche quello economico: ieri cooperative, piccoli produttori e consorzi della zona hanno ricevuto un primo sostegno dal web. Il sito valnerinaonline.it – ripreso in poche ore dagli utenti di Facebook e Twitter insieme all’hashtag #IloveNorcia – ha pubblicato un primo elenco di aziende e del loro prodotti (salumi, lenticchie, zafferano, formaggi, confetture, tartufi, patate) acquistabili online, soprattutto in vista dei cesti di Natale, per risollevare l’economia locale. La speranza, dicono, è che a breve le catene della grande distribuzione aderiscano rilanciando i prodotti della Valnerina sui propri scaffali.

E mentre c’è chi pensa a come vendere i prodotti, c’è chi guarda al modo di salvaguardare la produzione. Molte aziende hanno riportato danni gravi: animali fuggiti dalle stalle crollate, capannoni nella zona industriale di Norcia ripiegati su se stessi, macchinari non più funzionanti. I costi sono considerevoli e ancora difficili da definire visto che il 90% delle aziende qui sono micro-imprese a conduzione familiare: si parla di 300 milioni bruciati dal turismo, di un miliardo perso dall’industria della carne di Norcia, di 10mila posti di lavoro a rischio.

Per questo i commercianti e i produttori hanno chiesto ieri delle misure speciali: la Valnerina diventi no tax area. La richiesta arriva per bocca di Confcommercio e Federalberghi: taglio del 50% delle imposte, le tasse e i tributi comunali, regionali e nazionali fino alla fine del 2017; sospensione dei mutui; cassa integrazione in deroga e riconoscimento – e quindi risarcimento – del danno indiretto.