Nella primavera del 1907 l’azienda Eternit aprì il suo stabilimento a Casale Monferrato, che divenne presto la più grande fabbrica di manufatti in cemento-amianto d’Europa. Avrebbe dovuto far rifiorire la città, ma i fiori che sbocciarono furono della specie narrata da Pirandello, che anziché in bocca, come all’uomo della pièce, spuntarono direttamente nei polmoni.

E purtroppo, continuano a spuntare ancora, perché anche se la ditta svizzera chiuse i battenti per sedicente fallimento nel 1986, a Casale Monferrato, di amianto, si continua a morire. Il mesotelioma, il tumore pleurico causato dalla fibra di amianto, può avere un’incubazione di anche quarant’anni: arriva come una bomba a scoppio ritardato, quando e dove meno te lo aspetti.

A morire non sono solo le persone che hanno lavorato in fabbrica, né unicamente i loro familiari, contaminati dalla polvere di amianto che portavano a casa sulle tute da lavoro. Tutta la cittadinanza ne è colpita, perché l’azienda, pur sapendo della pericolosità dell’amianto, non assumeva nessuna precauzione per la sicurezza dei lavoratori né di chi abitava in città, facendo circolare i camion senza coperture, regalando i residui della lavorazione agli operai per le riparazioni domestiche, lasciando tranquillamente giocare i bambini tra gli scarti della fabbrica. Non dimenticherò mai il racconto del signor Giovanni, la prima volta che andai a Casale Monferrato: «Da bambini giocavamo nelle discariche dell’Eternit. All’epoca eravamo una marea: ben cinque squadre di calcio. Oggi, di quella settantina di bambini, siamo rimasti in tre».

È lunghissima la lista delle persone decedute a Casale Monferrato a causa dell’Eternit: duemila persone fino a oggi, con una media attuale di oltre 60 morti all’anno, rispetto ai 35-40 di una decina di anni fa. Si prevede che il picco di mortalità raggiungerà il suo apice nel 2020. A metà agosto è toccato a Beppe Manfredi, presidente dell’Afeva, l’Associazione dei familiari e vittime dell’amianto, sempre in prima linea nel portare avanti la battaglia per ottenere giustizia. Una lotta che prosegue da anni e che per molti anni ancora dovrà continuare, una lotta che non è solo della città di Casale Monferrato, bensì di tutto il mondo, fino a che si continuerà a produrre l’amianto-cemento e finché ci saranno manufatti di questo materiale dannoso per le persone e per l’ambiente.

È questa la grande battaglia dell’Afeva e di tutta la cittadina piemontese: non solo chiedere giustizia per i propri morti, con l’apertura di un nuovo processo ai vertici dell’azienda Eternit, ma condurre una campagna globale perché di amianto non si muoia più e per far crescere la coscienza che la produttività e il reddito non possono venire prima della vita delle persone, in Italia come nel mondo.

Nel nostro Paese la produzione di manufatti di amianto è stata vietata per legge nel 1992, ma la bonifica va ancora molto a rilento: le stime del Cnr-Inali e del ministero dell’Ambiente parlano di oltre 30 milioni di tonnellate distribuite su più di trentacinquemila siti sull’intero territorio nazionale che, come ben sappiamo, è a rischio sismico costante, con conseguenti terribili danni non quantificabili, da sommare a quelli già evidenti e visibili. Le malattie causate dall’amianto provocano attualmente quattromila decessi l’anno in tutta Italia ma chissà quanti, tra i sopravvissuti ai terremoti di questi anni, dovremo sommare a questo triste numero.

Per questo la lotta prosegue e per questo il Comune di Casale Monferrato ha deciso di abbattere la vecchia fabbrica mefitica per trasformare il sito in un giardino pubblico, un parco aperto a tutti per dire no all’Eternit: il Parco Eternot. Ci sono voluti anni di lavoro per bonificare l’area e oggi, 10 settembre, finalmente il Parco sarà inaugurato.

Al suo interno sorgerà un monumento molto particolare: un monumento vivo. È infatti il Vivaio Eternot il progetto vincitore del Bando di concorso per un monumento di arte pubblica lanciato all’inizio del 2016 dal Comune di Casale Monferrato.

Passata la prima valutazione avvenuta su presentazione di portfolio e lettere di motivazione, con gli altri artisti selezionati ho partecipato a una breve residenza a Casale Monferrato, necessaria a comprendere più da vicino il contesto cittadino e lo spazio fisico del Parco sorto sull’antico sito industriale. Con Nico Angiuli, Fabrizio Bellomo, Luigi Coppola, il gruppo Fare Ala e Luca Vitone, abbiamo potuto conoscere dal vivo la forza e il coraggio della cittadinanza di Casale Monferrato, il calore, la vivacità, la capacità di coinvolgimento e di reazione, la volontà di superare il dolore lottando per la giustizia, in una battaglia che non si ferma ai confini cittadini.

È sicuramente dovuta a questa esperienza vissuta in prima persona che ognuno di noi ha potuto presentare il suo progetto di monumento di arte pubblica per il Parco Eternot così coinvolgente. L’assessorato alla Cultura cercherà di realizzarli via via nel tempo, per far diventare il Parco Eternot un simbolo di riconquista di civiltà, in cui l’impegno di cittadini e artisti si unisce per costruire una memoria attiva: la memoria delle vittime unita all’impegno di chi continua a lottare perché di amianto non si muoia più, in nessun luogo del mondo. Ispirandomi alla tenacia degli abitanti di Casale Monferrato e dell’Afeva (Associazione familiari e vittime dell’amianto), alla loro perseveranza nel continuare a lottare anche nei momenti di sconfitta collettiva e di tristezza personale, ho pensato di proporre come monumento un vivaio di Davidia Involucrata, detta Albero dei fazzoletti.

Un monumento vivente di cui prendersi cura collettivamente, così come si portano avanti le battaglie per un mondo migliore. Il Vivaio Eternot, grazie alle attente cure di scuole e associazioni cittadine, produrrà ogni anno le piantine dai fiori bianchi che ogni 28 di aprile, in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto, verranno donate a tutte le persone, Comuni, enti, istituzioni che si saranno contraddistinti nella lotta all’amianto in termini di bonifica, di controllo sul territorio e di cure specifiche per le malattie «asbesto correlate». Ora, finalmente altri fiori sbocceranno a Casale Monferrato: i fiori di una lotta senza confini.

 

*artista-fotografa, tra i vincitori del bando per il Parco Eternot