Antieroe dalla genesi complessa ma unanimemente attribuita al duo David Michelinie e Todd McFarlane, Venom fa la sua prima apparizione nel 299 di The Amazing Spider-Man nel 1988 (anche se i filologi Marvel tendono a considerare il numero 298 l’esordio vero e proprio nonostante il personaggio si presenti avvolto dalle ombre).

L’ORIGINE del simbionte, però, risiede in un episodio cruciale legato alla saga Guerre segrete creata da Jim Shooter. In seguito alla battaglia contro i supercriminali voluta dall’Arcano il costume di Spidey è ridotto ai minimi termini. Per ripararlo il Ragnetto utilizza un macchinario che accidentalmente libera un alieno – un simbionte – che si unisce a Peter e che funziona come costume. Venom, già apparso nel terzo capitolo della saga ragnesca firmata da Sam Raimi, è uno dei pochi personaggi Marvel i cui diritti di sfruttamento sono ancora della Sony. Motivo per cui – a rigore di logica – Venom non fa parte del Marvel Cinematic Universe coordinato e diretto da quel gran genio di Kevin Feige. E senza inoltrarsi in inutili disquisizioni autoriali o filologiche, la cosa è piuttosto evidente. Nonostante Ruben Fleischer abbia al suo attivo un film notevole come Zombieland e cose interessanti solo a intermittenza come Gangster Squad, sembra dirigere Venom, e soprattutto il protagonista Tom Hardy, con un’evidente dose di automatismo.

Laddove i film del canone MCU evidenziano un’agilità narrativa sorprendente e sovente metalinguistica, Fleischer ricorre alla più classica delle storie delle origini per Venom, con tanto di inizio ambientato nello spazio cui segue un prevedibile un disastroso atterraggio. Il «solito» miliardario geniale (Riz Ahmed) vuole utilizzare i simbionti per innestarli nel corpo degli umani chiamati a colonizzare altri pianeti in vista del collasso definitivo della Terra. Eddie Brock (Tom Hardy), giornalista d’assalto che pesta i piedi al miliardario, si trova suo malgrado a ospitare nel proprio corpo uno dei temibili simbionti. La sinossi, poco più che la trama di un episodio di una serie tv, è messa in scena con scarsissima immaginazione, evocando il ricordo di film meglio dimenticati come Spawn, Daredevil (quello con Ben Affleck) o il Green Lantern con Ryan Reynolds.

PURE IL PROTAGONISTA, il quasi sempre eccellente Tom Hardy, tenta inutilmente la carta dell’(auto)ironia dando vita a dei duetti comici con il suo invadente ospite che non ama essere definito «parassita». Anche sul versante dell’azione il film non si discosta dall’aurea mediocrità di un blockbuster in saldo. L’inseguimento centrale in moto, nel corso del quale si vede per ben tre volte l’insegna del medesimo cinema (il Rialto), evidenzia come il tutto, nonostante l’inevitabile dispiego di mezzi, sia in realtà pensato e concepito al risparmio (un inseguimento girato in pochi metri di strada…), rincorrendo più la scadenza dei diritti di Venom che la necessità o il desiderio di fare un film. In attesa che anche gli X-Men e i Fantastici 4 rientrino alla casa madre, archiviare questo Venom alla voce delusioni è triste ma inevitabile.