Akiko è una bambina fiduciosa, che guarda al mondo con la meraviglia di chi lo sta assaggiando giorno dopo giorno. Diventerà grande camminando per le strade, affacciandosi alla finestra, ascoltando la pioggia picchiettare sui vetri e bevendo zuppe calde dopo pomeriggi faticosi. Tutto procede come sempre fino a quando un negoziante le regala un magnifico palloncino giallo e lo lega al suo minuscolo polso per non farlo volare via. Akiko ora non è più sola, è contenta di quel suo nuovo amico leggero, lo trova simpatico e imprevedibile. Sua madre assicura anche un cucchiaio all’estremità del palloncino per farlo galleggiare ad altezza di sua figlia, evitando il dolore dell’«abbandono». Non durerà.

L’escamotage funzionerà per un po’, ma quando Akiko uscirà a giocare in giardino un colpo di vento farà incastrare quel palloncino in alto, fra i rami di un albero. La piccola è inconsolabile: aveva promesso al suo amico che avrebbero mangiato e dormito insieme. Non sarà così. E l’happy end forse non è previsto in questo albo pensato e illustrato da Komako Sakai. C’è, al suo posto, la fervida fantasia della bambina che trova pace pescando in se stessa, senza bisogno di interventi estern: per placare l’ansia, immaginerà il suo palloncino brillare nella notte. Come la luna, come le stelle. Sarà questa visione della natura a calmare le sue lacrime.

Pubblicato da Babalibri, questo libro poetico che semina le pagine con brevi pensieri della protagonista come fossero haiku, è uno dei più belli usciti per i lettori alle prime armi (Akiko e il palloncino di Komako Sakai, euro 12,50). In un mondo tecnologico, dove le relazioni sono mediate da schermi, post, sms, whatsapp e l’attenzione catturata da giochi digitali, l’elegia di una ragazzina alle prese con uno stupore antico, come quello destato da un palloncino che vola, ha qualcosa di rivoluzionario.

L’autrice giapponese Sakai, classe 1966 (approdata all’editoria per l’infanzia dopo essere stata una disegnatrice per tessuti) e vincitrice del Japan Picture Book Award, è una esploratrice della meraviglia che accompagna il quotidiano, quella specie di magia che circonda i piccoli eventi di tutti i giorni: gli adulti (genitori compresi) l’hanno riposta in soffitta e non riescono a ricrearla per i loro figli, avendola dimenticata loro per primi.

Già in albi come Anna si sveglia oppure Giorno di neve (tutti pubblicati da Babalibri) l’atmosfera sognante che permane in un improvviso risveglio «fuori orario» o l’arrivo della stagione invernale e il suo freddo che tutto imbianca, provocavano dei cortocircuiti nella memoria, accendendo delle proustiane «madeleine».

Infine, i disegni. A prima vista tradizionali, sono in realtà come «scritti» alla lavagna, hanno la consistenza graffiante e insieme effimera dei gessetti. Vivono in bilico, lasciando nell’osservatore la sensazione che potrebbero sparire da un momento all’altro.