Tra Woody Allen e la commedia sofisticata anni trenta, tra il racconto morale rohmeriano e l’autobiografia, On the Rocks, è già (involontariamente) nostalgia. Una love letter alla magia della New York più elegante e rarefatta, giocata dalle strade di Soho e del Village verso Uptown, i pannelli scuri dell’Oak Bar, i muri vivacemente dipinti del Café Carlyle, i tavoli dell’esclusivissimo Club 21, a bordo di un’Alfa Romeo d’epoca – il nuovo film di Sofia Coppola, presentato al NYFF, atterra (virtualmente e in drive in di Queens!) in una città appesa -praticamente ed emotivamente – al mito di se stessa e alla leggendaria resilienza dei suoi cittadini.

Tutto, nella commedia romantica di Coppola non può che ricordare quanto ci manca «quella» città chic, elettrica e sensuale, come il perfetto Martini con ghiaccio a cui si ammicca nel titolo, e che oggi viene servito esclusivamente all’aperto e solo se accompagnato da cibo. On the Rocks significa anche in brutti frangenti, come sembrerebbe il matrimonio tra Laura (Rashida Jones) e Dean (Marlon Wyans), coppia creativo/benestante della Downtown, perfettamente accessoriata di bambini magnifici, appartamento ideale e abbigliamento studiatamente casual. Laura è una scrittrice di successo affetta da blocco temporaneo, che comincia a notare in Dean – sempre preso tra un viaggio e l’altro, con una collaboratrice carinissima- una strana disattenzione.

SARÀ stufo di me? Si chiede lei. E, in un momento di debolezza, confida i dubbi a suo padre Felix (Bill Murray), collezionista d’arte famoso e un soave donnaiolo, che dopo aver spezzato il cuore alla mamma di Laura vive spesso all’estero e, in fatto di rapporti tra uomini e donne, sfoggia pensieri vintage come l’auto italiana sportiva decappottabile che si ostina a guidare «per non attrarre l’attenzione», quando lascia a casa l’autista in doppio petto blu.
Felix è pazzo per sua figlia (alla farfallonesca bonarietà di Murray, Jones contrappone un’indole seria, un po’ malinconica) , ed è convinto che il marito la stia tradendo – perché, le spiega con filosofia, gli uomini sono fatti così. Deciso a provare la sua tesi cogliendo Dean in flagrante, si imbarca in un’avventura semi-poliziesca trascinando con sé la riluttante figlia. Nel Q&A via zoom che ha seguito la proiezione del film al NYFF, Sofia Coppola ha spiegato così le origini del film: «Un’ amica mi ha raccontato che lei e suo padre playboy, si sono trovati nascosti in un cespuglio mentre cercavano di verificare l’infedeltà del marito di lei. Quell’immagine mi è rimasta impressa. Ovviamente sono interessata al rapporto tra un padre e una figlia e ho ripensato a certe conversazioni con mio padre quando ero più giovane, magari davanti a un Martini, e lui mi diceva ’lascia che ti spieghi…’, e a come avrei potuto incorporarle in un avventura ambientata a New York, dove vivo da dieci anni. Al cuore del film è il desiderio di mostrare la città che amo, la ’mia’ New York. I posti che mi piacciono. E il mix della vecchia New York con la Downtown. Adoro che al Club 21 ci sia ancora i tavolo dove Humphrey Bogart ha chiesto la mano di Lauren Bacall; e che il cameriere mi abbia raccontato di averla vista tornare qualche volta e sbirciare quel tavolo dal bar, quando Bogart era già morto… Lo spirito del film è quello di una commedia classica, pensavo a The Thin Man».

IN EFFETTI, Felix e Laura si lanciano sulla pista delle indagini relative alla fedeltà dell’ignaro Dean proprio come Dick Powell e Myrna Loy nella magnifica serie di film degli anni trenta ispirati dai libri Dashiell Hammett. Romantico è anche il loro rapporto – Felix che non riesce a non sedurre – che si tratti di una cameriera o del poliziotto irlandese che vuol fare loro la multa. Laura – molto meno spontanea nei rapporti sociali – che lo guarda con esasperato affetto, e malinconia.

Abilmente intessuta nell’anima spumeggiante del film, l’autobiografia (riconiscibilissima, dai vestiti di lei che ricordano quelli di Coppola, ai gusti lussuosi italiani di papà) porta a On the Rocks una profondità dolce e inaspettata, da romanzo di formazione. Che rende il film speciale e delicato. «Bill è leggero con i passi e con le emozioni. Felix avrebbe potuto esser un personaggio molto sgradevole senza di lui», ha detto ancora Sofia Coppola. «Le idee e il cuore che porta sul set sono sempre importantissimi. Ero un po’ preoccupata di tornare insieme visto il successo di Lost in Translation. Ma lui e Rashida avevano già lavorato nel Christmas Special che ho diretto anni fa e la chemistry era ottima».