Una memoria appannata del fascismo, scetticismo verso la democrazia come forma politica adeguata al presente. Se si passa invece alla Shoah, le informazioni sono più precise, meno evanescenti. È il quadro che esce da una ricerca condotta da Ipsos Public Affairs su 750 «giovani» tra i 16 e i 45 anni. Il report, dal titolo «L’attualità della memoria», ha avuto l’impulso dalla Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti e ha avuto due momenti: 600 interviste condotte on line a giovani distribuiti su tutto il territorio nazionale, differenziati per genere sessuale (51 per cento maschi, 49 per cento donne) e con titolo di studio che vanno dalle elementari all’università. Accanto a queste interviste on line, ci sono 150 di momenti più articolati di raccolta dati coinvolgendo altrettanti uomini e donne che vivono in specifici città (da Sesto San Giovanni a Torino, da Trieste a Empoli, da Firenze a Legnano).

IL QUADRO è dunque più «mosso» di quanto spesso rappresentato. La memoria del passato emerge contradditoriamente. Così il fascismo è da condannare: per il 29 per cento senza se e senza ma, mentre – primo dato contraddittorio – per il 66 per cento è da condannare, anche se ha portato benefici (non specificati) all’Italia. Più della metà degli intervistati si «sente» antifascista, mentre il 22 per cento risponde di no, con il restante 23 per cento che non lo sa. Risposte articolate anche sull’accoglienza dei migranti.
Per il 37 per cento tutti i migranti dovrebbero essere accolti, mentre il 39 solo quelli perseguitati politicamente (quelli economici dovrebbero invece essere rimandati indietro). Un buon 16 per cento sostiene che tutti i migranti dovrebbero essere cacciati. Alla domanda riassuntiva se la presenza di migranti è un fattore positivo o meno, le risposte sono così distribuite: il 45 per cento ritiene che i migranti hanno reso meno provinciale l’Italia, mentre per il 38 per cento stanno rovinando le tradizioni e la cultura italiane. Un 17 per cento si attesta in un «non so».

Quando si arriva alla Shoah, l’affresco dell’Ipsos è anch’esso a tinte differenziate. Il 67 per cento sa cosa è la Shoah, mentre il 21 per cento ne da una definizione sbagliata. Al quesito se lo sterminio degli ebrei sia stata la più grande tragedia dell’umanità, le risposte si dividono tra chi (il 39 per cento) risponde positivamente e chi invece ritiene che l’Olocausto sia stata una tra le tante grandi tragedie dell’umanità (57 per cento).

LA PRESENZA DELLA SHOAH nei media e soprattutto nelle iniziative svolte nelle scuole hanno sedimentato la conoscenza della Shoah. Il 50 per cento ha, ad esempio, partecipato a più di una iniziativa per ricordare lo sterminio degli ebrei (50 per cento) contro il 23 per cento che ha preso parte a una sola iniziativa.

Per quanto riguarda l’Italia: tutti sanno delle deportazioni di ebrei, omosessuali, prigionieri politici e soldati italiani nei lager, ma rimane incerta la quantificazione degli italiani, ebrei e non, trucidati nei lager nazisti.