«Può sembrare strano, ma credo che l’uso dell’olfatto risvegli spesso anche l’intuito». È questo antico senso perduto al centro di due piccoli libri recenti scritti da Lorella Reale che un giorno di dieci anni fa decide, insieme al proprio compagno Piero Riccardi, di trasformare la propria vita di sceneggiatrice e regista per abbracciare la viticoltura, preferendo pratiche ecologiste – sempre più diffuse – di chi si occupa di vino naturale. L’acquisto di un pezzo di terra nel cesanese e un nuovo lavoro sono scelte che arrivano, nella biografia di Reale, dopo ulteriori prese di coscienza: dalle inchieste rivolte alla sostenibilità fino a una rivoluzione del linguaggio.

Femminista, impegnata lettrice e dotata di una rara intelligenza per le connessioni, ora anche sommelier, segue con forza l’articolazione di un desiderio. Ecco perché bisogna leggere insieme Il talento del naso (Sensoinverso, pp. 46, euro 8) e Sorsi letterari (Edizioni Altravista, pp. 95, euro 11), affinché il profumo che si sprigiona nel primo, composto da tre racconti brevi, arrivi al secondo in cui vengono raccolte quaranta puntate della rubrica online dal titolo omonimo in cui Reale, dal 2016, abbina un vino a un libro. Una geografia in cui «l’odore di muschio tra le pietre» ricuce lo spaesamento, oppure l’amplificazione che d’improvviso segna un corpo mutato di donna fino a una giovane arciera dal fiuto eccezionale.

Se Il talento del naso restituisce il prisma delle età di una differenza sessuale, Sorsi letterari è un passo a due in cui la danza metonimica individuata da Lorella Reale può avvenire tra un Neccio, «vino bifronte», e Alicia Gimenez Bartlett, tra i lapilli vulcanici nel sud del Lazio e l’aroma di rosa damascena. Ancora nella larghezza e nello struggimento di prugne e ferro, in Toscana incontriamo Pachna, un rosso legato al senso di felicità di cui parla Katherine Mansfield. Poi il Meticcio marchigiano che Reale affianca ad Antonio Tabucchi, o il Carricante siciliano, piacevole e famigliare, che fa da controcanto a Natalia Ginzburg de Le piccole virtù. Il tripudio continua, con vitigni e vignaioli e un’idea di mondo narrato nei processi culturali e biodinamici di cui anche il vino fa parte.
Che sia il sapore di un’utopia, o una disciplina intuitiva per imparare a sentire ciò che manca, c’è il risveglio di odori che sembrano perduti e invece sono di questa terra. E resistono.