C’è un nuovo testimone in grado di confermare le gravi condizioni fisiche in cui versava Stefano Cucchi quando, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, venne portato in carcere a Regina Coeli dopo essere stato arrestato dai cinque carabinieri che il 13 ottobre prossimo saliranno sul banco degli imputati nel processo bis. Il 22 settembre scorso l’uomo, che ha visto e parlato con Stefano quella notte in una cella del carcere romano, ha finalmente trovato il coraggio di rispondere alle domande del pm Giovanni Musarò della procura di Roma. «Lo ha fatto perché ora il clima è cambiato, è caduto il muro di omertà», racconta l’avvocato Fabio Anselmo durante la conferenza stampa tenuta ieri a Palazzo Madama con Ilaria Cucchi e il presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi.

«Una deposizione, quella del nuovo teste, molto importante perché ci descrive uno Stefano particolarmente in difficoltà fisiche per le percosse ricevute, aggrappato alle sbarre e che non riesce a reggersi in piedi, con buona pace di coloro, periti compresi, che parlavano di lesioni dolose lievi», riferisce ancora il legale che spiega: «L’uomo era stato già interrogato dagli inquirenti ma finora non aveva parlato perché era in carcere, a Regina Coeli, e aveva paura, ma ora descrive anche il clima in cui era costretto a vivere chi era depositario di una verità diversa da quella cosiddetta ufficiale».

«Adesso tutto è cambiato: nel prossimo processo l’imputato non sarà Stefano Cucchi», afferma, piena di speranza, la sorella Ilaria che ricorda il lungo e dolorosissimo percorso intrapreso dalla sua famiglia quasi otto anni fa, proprio in quella stessa sala Nassirya del Senato, per appurare la verità sulla morte del giovane che il prossimo 1° ottobre avrebbe compiuto 39 anni.

Quattro gradi di giudizio e una lunga campagna denigratoria «da parte di una certa stampa, di un certo maleodorante ceto politico e perfino di una certa procura – ricorda il senatore Manconi – tesi a sfregiare l’identità di Stefano Cucchi e a sostenere la tesi che il ragazzo fosse stato il principale se non l’unico responsabile della propria morte». Una lunga storia processuale, a carico solo dei medici dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma dove il 22 ottobre 2009 Cucchi morì, finita con una prescrizione: infatti la sentenza del processo d’appello bis che aveva assolto i cinque medici che avevano in cura il detenuto è stata annullata in Cassazione il 19 aprile scorso, giusto il giorno prima che il reato di omicidio colposo contestata ai sanitari decadesse per scadenza dei termini.

«Incalcolabile il danno fatto alla Giustizia fino ad oggi», sottolinea Ilaria Cucchi. Ma il 13 ottobre andranno a processo i carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco (accusati di aver pestato Cucchi fino a procurargli le lesioni che secondo le perizie medico legali di parte ma anche della procura sono poi divenute mortali), e i loro colleghi Vincenzo Nicolardi e il maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia dove Cucchi fu portato dopo l’arresto, che dovranno rispondere di falso, falsa testimonianza e calunnia (gli ultimi due reati sono però a rischio prescrizione).

Uno dei punti più importanti del dibattimento – e più critici – sarà proprio quello medico-legale, nell’ambito del quale si dovrà verificare se le lesioni procurate dal pestaggio dei carabinieri abbiano causato, come sostiene la famiglia e il pm, la morte di Cucchi. Ma «la nuova perizia che ha provato la frattura recente delle vertebre e i nuovi accertamenti della procura aprono però nuove speranze – sostiene l’avvocato Anselmo – e sgomberano il campo dalle falsità fin qui affermate».

«Noi abbiamo avuto la “fortuna” di arrivare a un processo vero – conclude Ilaria – ma non dimentichiamo che ogni giorno ci sono persone che subiscono soprusi senza poter ottenere giustizia». Anche per loro, per non dimenticare i «tanti Stefano Cucchi», domenica 1° ottobre la famiglia “festeggerà” il compleanno del giovane, ora che si prospetta una nuova chance di arrivare alla verità, con il «Terzo Memorial Stefano Cucchi» a cui aderiscono moltissime associazioni locali e nazionali. Due gli appuntamenti della giornata: al mattino, l’Unione italiana sportiva per tutti (www.uisp.it/roma) organizza una gara agonistica di corsa di 6 km e una non agonistica di 3 km all’interno del Parco degli Acquedotti. Dalle 19 in poi la maratona diventa musicale e artistica e si trasferisce all’Ex Dogana di San Lorenzo dove madrina della serata sarà Jasmine Trinca.