Il fenomeno sociale delle “imprese recuperate” ha attratto l’attenzione degli studiosi e dei movimenti da quando si è manifestato in Argentina, dopo il crac finanziario del 2001. Per la verità, esso era già presente in una paese che ha una lunga tradizione, di matrice anarco-socialista, basata sul valore dell’autogestione operaia. Come emerge dal saggio di F. Vigliarolo Le imprese recuperate. L’Argentina dal crac finanziario all’economia socializzata (Altreconomia ed. 2011), già negli anni ’90 del secolo scorso si contavano decine di “imprese recuperate” che, in seguito al crollo economico-finanziario, sono diventate centinaia in pochi anni. Ma quello che è più interessante rilevare è che le “imprese recuperate” che sono sopravvissute fino ad oggi sono quelle che hanno intessuto un forte legame col territorio, sia al momento dell’occupazione della singola impresa fallita che successivamente, nella fase della nuova start-up. Non solo: la maggioranza delle “imprese recuperate” di successo sono state quelle che hanno saputo connettersi a reti sociali ed economiche alternative, che hanno individuato e praticato altre forme di mercato. In altri termini: queste imprese sono state recuperate dal fallimento del mercato capitalistico e salvate dall’altra economia, cioè da quelle forme di mercato equo e solidale che gli hanno consentito non solo di sopravvivere, ma di vivere con dignità e orgoglio di appartenenza, sperimentando forme di democrazia economica dentro l’impresa stessa e nuove forme di scambio con l’esterno.
Anche in Europa in questi ultimi anni stiamo assistendo a un fenomeno simile. Molte indagini sul campo, in Grecia, Spagna, Italia e Francia, ci dicono che c’è una reazione sociale alla crisi che porta non solo a forme di resistenza, ma alla creazione di nuove forme di scambio all’interno delle quali va inquadrato il fenomeno delle “imprese recuperate”. È, in sostanza, un nuovo mutualismo quello che sta emergendo in tutti paesi colpiti dal finanzcapitalismo che, nel caso italiano, è stato egregiamente analizzato da Lorenzo Guadagnucci (Il nuovo mutualismo, Feltrinelli 2007), già prima che la crisi ne moltiplicasse le occasioni e i soggetti sociali. Un nuovo mutualismo che investe diversi settori della società e che sta portando alla costruzione di un’altra economia, dove i beni comuni, le forme di reciprocità e di scambio equo e solidale si intrecciano e avanzano insieme. È la risposta sociale al fallimento del binomio stato-mercato capitalistico che avanza nei sotterranei della storia, ma che necessita anche di un’altra politica capace di creare nuove istituzioni adeguate ai bisogni emergenti, a partire da quello di una reale democrazia economica oltre che politica.