Renzi a Bruxelles, Gentiloni a fare comizi a Roma. Può essere una finestra sul futuro politico, intanto è la conclusione della campagna elettorale per le primarie Pd. Alla quale partecipa anche il presidente del Consiglio in carica, che non manca l’appuntamento organizzato a Roma da Giachetti all’insegna dell’«eravamo rutelliani». E siamo per Renzi.

Preceduto dal malumore del (suo) ministro Orlando (avrebbe voluto il premier fuori dalla competizione diretta), Gentiloni ha cercato il tocco lieve. Sta ovviamente con Renzi, ma lo ha detto in un inciso, senza dimenticare gli altri: «Grazie a Emiliano, Orlando e Renzi siamo riusciti a fare un’operazione politicamente non banale. Consentire al governo di dispiegare la sua azione e contemporaneamente consentire al Pd di svolgere il suo dibattito congressuale. Il mio contributo sarà sostenere il lavoro del Pd, mi auguro guidato da Matteo». Anche sulla legge elettorale, il presidente del Consiglio è andato incontro a Renzi. «Dobbiamo fare ogni sforzo perché le regole elettorali possano corrispondere all’aspirazione maggioritaria dell’Ulivo, e dare certezza di governo», ha detto. «Io sono per il maggioritario» è il mantra renziano. Con un sistema proporzionale, quale quello che sostanzialmente viene fuori dalle due leggi in vigore per camera e senato, «non si può escludere» il ritorno delle larghe intese tra il Pd e Berlusconi, ha ammesso Renzi.

L’ex premier ha detto di condividere l’appello di Mattarella a fare presto, un appello che però era rivolto principalmente a chi ha sostenuto che si può tornare a votare in anticipo con le leggi in vigore. Cioè a lui. Secondo l’ex premier «è una vergogna che non abbiano ancora fatto la legge elettorale e che facciano melina», anche se è stata proprio l’ostinazione del Pd sul Mattarellum a tenere bloccata la camera. Non solo, se uno spiraglio si era aperto dopo che i renziani avevano alluso all’uninominale proporzionale (cosiddetto “Provincellum”), proprio Renzi lo ha chiuso due giorni fa. In attesa della mossa sulla legge elettorale che di certo vorrà fare, tornato alla guida del Pd.

Il Movimento 5 Stelle però ha intenzione di anticiparlo, l’iniziativa la prende Luigi Di Maio che manda un messaggio chiaro: «Noi proponiamo il Legalicum (ciò l’estensione al senato di quel che resta dell’Italicum dopo la sentenza della Consulta, ndr), il Pd si dice interessato, siamo disponibili a un’interlocuzione in parlamento». Gli interessi dei due partiti convergono su questa soluzione, minimale, che avrebbe per loro il pregio di conservare i capilista bloccati, indispensabili per Grillo e irrinunciabili per Renzi. L’offerta grillina potrebbe essere più sostanziosa, e prevedere la disponibilità ad abbassare la soglia oltre la quale viene riconosciuto il premio di maggioranza (ora fissata al 40% e solo alla camera) in modo da rendere possibile al Pd – ma stando ai sondaggi più facilmente al M5S – raggiungerla. Sarebbe un’inversione a U per i grillini che hanno sostenuto l’incostituzionalità del premio anche al 40% – firmando quei ricorsi nei tribunali che hanno portato al giudizio della Consulta. E sarebbe di certo nuova materia per la Corte, perché un premio del 20% è fuori dai parametri indicati in due sentenze dalla Corte. a. fab.