Lo spazio che inauguriamo oggi vuole costituire uno sguardo diverso, aprire una finestra su realtà in ombra o del tutto rimosse della realtà profonda del Paese. Vuole raccontare di fabbriche chiuse che vengono riattivate da cooperative di operai, di amministrazioni locali che mettono in corso monete complementari per alimentare il commercio strozzato dalla crisi, o che attivano nuove economie organizzando la raccolta differenziata dei rifiuti. Ma vuole anche dar conto dei gruppi di cittadini che valorizzano i beni comuni, che diffondono cultura e sapere, che danno vita a forme cooperative di sfruttamento delle risorse, di giovani che scelgono di lavorare la terra, di comitati che cercano di riempire di nuova vita i borghi in abbandono dell’Italia interna.
Il tentativo è quello di costruire uno sguardo meno occasionale e più sistematico, sorretto da una convinzione politica profonda. La crisi sta cambiando molecolarmente sia economie che stili di vita e continuerà a cambiarli a lungo. Ma ad essa non ci sono solo risposte di disperazione. Non sono pochi i casi in cui singoli cittadini, gruppi, comunità reagiscono con creatività inventando soluzioni ed attivando al tempo stesso comportamenti che cambiano i modi di vivere, i sentimenti, la stoffa stessa delle relazioni sociali. Registrare questa realtà dispersa e ignorata che si fa strada, che spesso fornisce indicazioni di valore generale a tante altre comunità del Paese, può svolgere un compito culturale e politico di primissimo ordine. Intanto la conoscenza giornalistica delle varie esperienze fa uscire dall’isolamento tanti casi sconosciuti e favorisce la costruzione di una rete tra i diversi protagonisti. Poi si riporta in luce, in modo propositivo, quella “politica delle cose”, l’opera di trasformazione della realtà che singoli e gruppi vanno operando, mostrando un’altra direzione e modalità dell’agire collettivo e mettendo a nudo la vuotezza e povertà della “politica dei partiti”. Quella pratica oligarchica che non trova modo di sintonizzarsi con il Paese di tutti i giorni e di raccoglierne l’energia e la creatività.
Mostrare che il tracollo culturale dei partiti non esaurisce e non trascina con sé la dimensione dell’agire politico costituisce oggi una pedagogia preziosa, antidoto indispensabile alla delusione, al disimpegno, alla disperazione di milioni di persone. Attraverso la ricognizione su tanti casi dispersi si alimenta la nuova cultura della possibilità di cui abbiamo bisogno, si può indicare, per frammenti, l’alternativa possibile, il mondo che vogliamo nel suo farsi materiale quotidiano. È una delle strade per mostrare di quali nuove parole, simboli, narrazioni, è fatto l’immaginario della sinistra. Un immaginario che oggi, di fronte allo scacco del capitale, può pretendere di diventare egemonico.