Nel novembre 2012 il governo presieduto da Mario Monti approva in Consiglio dei Ministri il disegno di legge sulla limitazione del consumo di suolo elaborato da Mario Catania, che prima di diventare ministro per le politiche agricole aveva svolto ruoli di dirigenza presso quel dicastero. Il governo che ha imposto senza sconti la dottrina neoliberista al nostro paese, sul finire della sua attività ha dunque un leggero sussulto e aperto la strada per la costruzione di una legge che poneva fine al processo che sta cancellando in ogni parte d’Italia i paesaggi storici, ciò che resta delle coste e delle aree naturalistiche.

Dal generoso tentativo di Catania sono trascorsi inutilmente 8 anni. Il governo Renzi, quello che doveva «cambiare verso al paese», non solo si è guardato bene dal portare in approvazione quel provvedimento, ma con lo Sblocca Italia ha approvato l’ennesima normativa di deroga che permette alla proprietà immobiliare di fare tutto ciò che vuole. Del resto, anche il lavoro parlamentare della Camera presso cui giacevano quattro disegni di leggi che tentavano di arginare il fenomeno, non è approdato a nulla. La legislatura si è chiusa senza un argine ad un processo che sta sconvolgendo l’Italia.

I dati pubblicati in queste pagine sono eloquenti. L’Ispra, istituto di ricerca pubblico, che da anni segue con sistematicità e rigore il fenomeno grazie all’impegno di Michele Munafò, dimostra che il consumo di suolo va avanti senza attenuazioni, nonostante la crisi che ha investito il comparto delle costruzioni. Siamo il paese europeo a più alto indice di occupazione di suolo. Siamo il paese europeo la cui legislazione in materia permette a ciascuno di fare ciò che vuole: la cultura del “piano casa” e delle deroghe sta distruggendo il paesaggio e il legislatore non corre ai ripari.

Di fronte a questa colpevole assenza del governo e del Parlamento sono però accaduti due fatti nuovi che lasciano sperare in una nuova fase culturale e politica. La regione Toscana, grazie al prezioso lavoro compiuto dall’assessore Anna Marson, ha approvato nel 2014 la propria legge urbanistica che contiene alcune norme che tendono ad impedire il dissennato consumo di suolo e a privilegiare l’intervento sul patrimonio edilizio esistente. Per ora l’esempio della Toscana non è stato emulato da nessun’altra regione, ma il mondo delle associazioni ha un’ottima occasione per chiedere analoghi provvedimenti.

Il secondo fatto è più recente e sicuramente quello in grado di segnare una vera e propria discontinuità. Salviamo il Paesaggio, foro italiano dei comitati per la terra e il paesaggio che aggrega più di mille associazioni di cittadini e ambientaliste, ha presentato in questi giorni una proposta che non tende a limitare il consumo di suolo, ma lo vuole bloccare per sempre. Il lavoro coordinato da Alessandro Mortarino e Federico Sandrone, dimostra che abbiamo già costruito in misura maggiore a quanto necessario per soddisfare tutti i bisogni abitativi ancora esistenti, compresi quelli espressi dal mondo dei migranti e dalla parte più povera della società. Altro che «limitazione» del consumo di suolo: oggi si deve tagliare il nodo gordiano di un paese asfissiato dallo strapotere della grande proprietà immobiliare alleata con il mondo finanziario globalizzato. La proposta di legge sarà presentata pubblicamente a Roma il 1 marzo nella sede dell’Enciclopedia italiana. Da questa proposta di legge può nascere il blocco sociale che riprenderà in mano il governo pubblico delle città e chiuderà per sempre la fase della devastazione del territorio.